Se avete conosciuto solo il Michael Mann più algido e moderno, il neonato Paramount Channel vi offre l'occasione di un bel salto nel tempo con L'ultimo dei Mohicani, film che nel 1992 ci mostrò l'abilità del regista di Chicago a gestire un quasi western, 'period drama' classico ed epico, capace di raccontare molto più di quel che i canoni esigerebbero.
Il film. Nel 1757, durante la sanguinosa guerra anglo-francese nelle colonie americane, in una foresta impenetrabile prossima alla zona del conflitto, tre uomini danno la caccia a un cervo: si tratta dell'ex capo tribù Chingachgook e suo figlio Uncas, ultimi superstiti dei mohicani, e di un giovane bianco, Nat "Occhio di falco", adottato dal capo quando da bambino la sua famiglia venne sterminata. Questi vive e veste come gli indiani, ai quali in cambio serve da interprete con i coloni inglesi. L'incontro fortuito con il maggiore Duncan Heyward, tradito dalla feroce guida indiana Urone Magua e sorpreso dai Mohwk, e le giovani Cora e Alice, figlie di un ufficiale americano, il colonnello Munro, segna la sua sorte. Nat e Cora divengono amanti, intrappolati nel tumulto della guerra tra francesi e indiani.
Dietro le quinte. Ospitate dalla North Carolina (tra Lake James e Chimney Rock Park) invece che dallo Stato di New York come previsto, le riprese del film sono state particolarmente faticose, per tutti. Sicuramente per il protagonista Daniel Day-Lewis che, abituato a prepararsi meticolosamente per i suoi ruoli, decise di vivere 'Into the Wild, cacciando e pescando come avrebbe dovuto fare il suo personaggio, nei mesi precedenti il primo ciak. E per la stessa 20th Century Fox che, preoccupata per il protrarsi della lavorazione (a causa della tendenza di Mann a girare una scena anche 20 volte, fino a esserne soddisfatto), inviò un proprio rappresentate sul set solo per stare accanto al regista e dirgli - a un certo punto - "basta così Michael, andiamo avanti".
Perché lo amiamo. Dopo la discesa negli inferi dei nostri abissi quotidiani di Manhunter e prima della sequela di capolavori iniziati con Heat - La sfida, questa è una pietra miliare nella carriera di uno dei più grandi registi moderni, per quanto non sempre un esempio di equilibrio e di coerenza. Un raccordo e uno snodo di generi diversi, in cui si mescolano tragedia e avventura, sentimento e lirica visiva. Ma anche un film dal grande appeal e una storia avvincente, con la quale rapportarsi - godendone - a diversi livelli.
La scena da antologia. Anche nel caso di questo film, sono molti i colpi di scena, e i richiami empatici, ma sicuramente la scena finale resta una delle più indimenticabili viste, anche a distanza di anni. Eviteremo ogni spoiler, per non rovinare la visione del film, ma l'inseguimento degli Uroni e il dolore che vediamo messo in scena, grazie anche alle intense prove degli interpreti, l'amore e la morte, la tensione e la rabbia, inevitabilmente sapranno tenervi con il fiato sospeso.
I Premi. Nonostante Mann e Day-Lewis siano stati pressoché ignorati, l'Academy premio con il Premio Oscar 1993 per il Miglior sonoro Chris Jenkins, Doug Hemphill, Mark Smith e Simon Kaye. Riconoscimento importante al quale si affiancarono il BMI Film & TV Awards per la Miglior colonna sonora a Trevor Jones e Randy Edelman e i BAFTA per la Migliore fotografia a Dante Spinotti e per il Miglior trucco a Peter Robb-King… A dimostrazione di un affresco riuscito grazie a tutte le sue - meravigliose - componenti.
Dove e quando. Alle 23:00 su Paramount Channel, canale 27 del digitale terrestre.
NOTIZIE
Stasera in TV: L'ultimo dei Mohicani, Mann e Day Lewis in stato di grazia
Un film scostante e imperfetto del grande regista, ma emozionante e coinvolgente come poche avventure hanno saputo fare.
29.02.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)