Film immortale dell'altrettanto indimenticato Sydney Pollack, La mia Africa nasce dall'esperienza raccontata da Karen Blixen - interpretata da una Meryl Streep strepitosa (che pure non vinse l'Oscar andato a Geraldine Page per In viaggio verso Bountiful) - nell'omonimo romanzo autobiografico. Non esente da licenze, la versione cinematografica resta un Classico moderno, per la storia d'amore (per il cacciatore Denys Finch-Hatton di Robert Redford) e i panorami unici.
Il film. Nel 1913, una giovane donna danese, Karen Dinesen parte per il Kenia. Lì sposerà Bror Blixen il quale le ha prospettato la cosa come un affare conveniente per entrambi: lui ci guadagnerà i tanti soldi della famiglia di Karen; lei il titolo nobiliare di Bror e la propria ritrovata onorabilità..
Il film. Nel 1913, una giovane donna danese, Karen Dinesen parte per il Kenia. Lì sposerà Bror Blixen il quale le ha prospettato la cosa come un affare conveniente per entrambi: lui ci guadagnerà i tanti soldi della famiglia di Karen; lei il titolo nobiliare di Bror e la propria ritrovata onorabilità..
Dietro le quinte. Molti dei mobili utilizzati dagli scenografi del film furono quelli originali della Blixen, che non li portò mai via con sé dopo aver lasciato il Kenya. Ma a muoversi tra loro sarebbe dovuta essere in origine Audrey Hepburn, inizialmente preferita a Meryl Streep considerata non abbastanza sexy, ma che conquistò la parte presentandosi con una blusa corta e uno strategico push-up all'incontro col regista. Prima di loro, in realtà, il ruolo avrebbe potuto essere interpretato dalla divina Greta Garbo, in una delle versioni della stessa storia che Orson Welles, David Lean e Nicolas Roeg avevano provato a realizzare. Toccò alla Streep, invece, anche confrontarsi con la natura locale, come quando attese la fine di una lunga sequenza per liberarsi dell'enorme scarafaggio che le era entrato nella giubba, o quando dovette girare la scena del fiume in una zona frequentata da ippopotami molto territoriali.
Perché vederlo. Un film a suo modo audace, a tratti un manifesto per spiriti liberi, ma anche un grande melodramma, capace di spaziare tra vastità geografiche ed emozioni diverse. Ma anche uno dei sette film ai quali Robert Redford e Sydney Pollack collaborarono insieme (Questa ragazza è di tutti del 1966, Corvo Rosso non avrai il mio scalpo del 1972, Come eravamo del 1973, I tre giorni del Condor del 1975, Il cavaliere elettrico del 1979, La mia Africa del 1985 e Havana del 1990). Probabilmente quello più importante per il regista, che con esso vinse il suo primo Oscar come miglior regista. Un film emblematico dello stile di quello che viene ricordato come il "regista del tramonto".
La scena da antologia. Lo scambio intorno al fuoco sul matrimonio tra Meryl Streep e Robert Redford, tra romanticismo e cinismo, mescola humor e struggimento, soprattutto nel confronto tra due modi di vivere diversi, nel tentativo di conciliare le esigenze di libertà dell'uno e di conferme dell'altra. Una lezione reciproca di amore e indipendenza, bisogno e desiderio, limiti e legami, che permea molti momenti del film e molti intensi duetti dei due protagonisti. Una menzione speciale per il volo sulla Shaba National Game Reserve del Kenya che ci mostra un'Africa incredibile, terra vastissima e ricca di vita e di natura.
I Premi. Undici nomination ne fanno uno degli invitati in un ristretto circolo, anche se poi le statuette furono 'solo' sette (Miglior Film, Regia, Sceneggiatura, Fotografia, Scenografia, Sonoro, Colonna sonora). Un bottino ragguardevole già di per sé, incrementato poi da tre Golden Globe, tre BAFTA, due David di Donatello (anche per l'attrice straniera, nel 1986), un Nastro d'Argento e vari altri.
Dove e quando. Alle 23.26 su Iris, canale 22 del digitale terrestre e 11 della piattaforma satellitare TivùSat.