Il film. Dwight Evans è un vagabondo che dorme nella sua auto in una spiaggia. Non gli è rimasto nulla nella vita, sin da quando un uomo di nome Wade Cleland gli ha ucciso i genitori. Quando viene a sapere che Cleland verrà rilasciato, Dwight lo pedina e lo pugnala a morte nel bagno di un locale. Ma è solo l'inizio di una catena di violenza senza senso che culminerà in tragedia.
Dietro le quinte. Il regista Jeremy Saulnier (classe 1977) aveva diretto solo un altro film prima di Blue Ruin. Murder Party, la sua opera prima, era una commedia horror e dunque nulla avrebbe potuto prepararci a Blue Ruin, secondo film folgorante e totalmente diverso nel tono. Saulnier ne ha anche scritto la sceneggiatura e curato la fotografia. Ora attendiamo con grande interesse il suo nuovo lavoro, Green Room, che racconta la faida tra una band punk e un gruppo di skinhead neo-nazisti.
Perché vederlo. Perché è un thriller asciutto, violento, senza compromessi. Il cinema americano negli ultimi anni soffre un po' per via della paura di rischiare, dell'adagiarsi sui franchise collaudati e su formule per tutta la famiglia. Qui invece troverete una storia di vendetta – un grande classico – in cui per una volta questa non viene dipinta sotto una luce catartica, ma è raccontata per quello che è: un gorgo da cui è impossibile sfuggire. Dwight (Macon Blair, amico di infanzia del regista) è un incapace, un fallito, e anche nella vendetta non riesce a combinarne una di giusta.
La scena da antologia. Dwight interroga uno dei Cleland, Teddy, ma quando sembra che la situazione si ribalti e Teddy punta il fucile su di lui, arriva un aiuto inaspettato.
I premi. Premio FIPRESCI alla Quinzaine di Cannes 2013.
Dove e quando. Alle 23:10 su Rai 4 (canale 21).
