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Stage beauty

Torna sul grande schermo il cinema di costume, la seduzione del dramma shakespeariano, per raccontare di amori e trasgressioni segrete, di identità e di travestimenti

STAGE BEAUTY

12.04.2007 - Autore: Michela Saputi
Regia di Richard Eyre
con Billy Crudup, Claire Danes, Rupert Everett

Stage Beauty, adattamento del dramma di Jeffrey Hatcher (affidato allo stesso autore), nelle mani di un regista, Richard Eyre, con una forte esperienza nella direzione teatrale, è prima di tutto un omaggio al teatro ed alla figura dell’attore.

Come si legge nei diari di Samuel Pepys, cronista dell’epoca, Edward “Ned” Kynaston (Billy Crudup) indossati i costumi di scena era la più bella donna del teatro, e così pure nei suoi abiti era certamente l’uomo più bello del teatro.
Inghilterra, 1660: alle donne è ancora fatto divieto di calcare le scene.
Così Ned, perfezionando gesti languidi, toni suadenti e sospiri mielosi, ha creduto di assicurarsi carriera e vita sicura, al riparo da se stesso.
Finchè la sua storia si scontra con il destino dell’Inghilterra e di una società che, appena uscita dal Puritanesimo improntato al rigido moralismo cromwelliano, riscopre con il ritorno della dinastia Stuart il gusto per gli eccessi, la passione, la sensualità.
Il nuovo re, Carlo II, è uno splendido Rupert Everett, ad incarnare dissolutezza e nobiltà, vizi e potere di un uomo amante delle belle donne, della mondanità, e delle arti naturalmente,  che non esita ad acconsentire alle donne di recitare e di rivitalizzare così il teatro, se questo può poi compiacere le velleità della sua amante.
Un decreto regale vieta inoltre agli uomini di interpretare parti femminili: non c’è più posto per Ned. Mal tollerato dai suoi colleghi per il suo essere “prima donna”, inseguito dagli ammiratori solo per la sua “mostruosità”che sa accondiscendere a curiosità e piaceri, quel che rimane oltre la finzione è un attore senza ruolo, quando nella sua parte è sceso fino a confondere nell’intimo la sua sessualità.
A questo punto Maria (Claire Danes), ex assistente nascosta nel buio delle quinte ed ora prima attrice, decide di uscire allo scoperto e di stargli accanto. Per inseguire il mistero di una bellezza che sa accogliere le ambiguità, il confine tra finzione e realtà, e per cercare in tutto questo un modo autentico di raccontare le storie.
Questo è il teatro, questa è la confusione di identità e di ruoli che Stage Beauty omaggia, e che trascina il pubblico in sala all’interno di un palcoscenico, tra immagini immediate e vivide,
movimenti frenetici, rumorosi, pulsanti, passioni gaudenti e malinconie amorose.

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