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Solo due ore

E' tornato al polizesco l'artigiano di Hollywood Richard Donner con quest'ultimo thriller metropolitano dove Bruce Willis interpreta un detective apparentemente stanco

Solo 2 Ore

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Usa, 2006.
Di Richard Donner; con Bruce Willis, Mos Def, David Morse

16 isolati. Tanta è la distanza che separa l’attempato ed un po’ stanco detective Jack Mosley (Bruce Willis) dall’adempimento del proprio dovere. In una mattinata in cui tutto sembra girare storto gli viene infatti appioppato un incarico di mera routine: prelevare il detenuto Eddie Bunker (Mos Def) dal carcere e portarlo entro due ore in tribunale, dove deve testimoniare in un’importante causa. Nel traffico della città Mosley decide di fermarsi un attimo a scolarsi l’ennesimo whisky mattutino, ed è in quel momento che Bunker subisce un agguato, per fortuna sventato dal poliziotto. Da quel momento si scatena una caccia all’uomo ed una corsa contro il tempo che metterà a dura prova sia il fisico che le convinzioni di un vecchio poliziotto come Mosley.

Quando ad Hollywood si parla di buon artigianato, uno dei nomi più stimati è quello pluriennale di Richard Donner: cineasta abile a cimentarsi nei generi più disparati, dall’horror de “Il Presagio” (The Omen, 1976) al fantasy di “Superman” (id., 1978), negli ultimi anni aveva legato il proprio nome, una volta garanzia assoluta di successo commerciale, alla saga poliziesca/action di “Arma Letale” (Letal Wheapon, 1987). Proprio al poliziesco è dunque tornato Donner con quest’ultimo “Solo due ore”, thriller metropolitano che però non riesce a rinverdire i fasti delle pellicole interpretate dalla scanzonata coppia Mel Gibson/Danny Glover. La cosa migliore è infatti l’incipit, prima che il dipanarsi della storia ne riveli il fiato corto ed una certa retorica di fondo che nella seconda parte esplode letteralmente. Il regista si dimostra ancora una volta sapiente nell’organizzare e dare ritmo alle scene d’azione, ma allo stesso tempo non ha mai dato al suo film un impianto visivo  originale o quanto meno stuzzicante. L’unica scena veramente coinvolgente di “solo due ore” si svolge all’inizio dentro il un bar, quando il carattere e la psicologia dei personaggi in scena si esplicita e crea la necessaria tensione drammatica. Per il resto, la pellicola scivola via come dignitoso prodotto d’intrattenimento ma nulla più. U discreto contributo arriva dalla coppia di protagonisti: se Bruce Willis fornisce al ruolo di Mosley la dovuta partecipazione d aderenza fisica, simpatico e spigliato invece si rivela Mos Def, a tratti davvero funambolico.

Dopo il clamoroso tonfo economico ed artistico di “Timeline” (id., 2003) serviva a Richard Donner un prodotto di medio budget per rimettersi in carreggiata e sfornare un successo al botteghino, seppur prevedibilmente contenuto. Questo “Solo due ore” sembra il veicolo adatto a risollevare le sorti del regista: solido, asciutto anche se mai originale, il film si sta comportando piuttosto bene sul mercato americano, e questo dovrebbe bastare a chi l’ha realizzato. Per rivedere all’opera il Donner scanzonato e scatenato dei bei tempi c’è però ancora tempo. Molto tempo…