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Simpson: assalto alla sigla

I Simpson nella bufera per la nuova sigla firmata dal graffitaro Banksy

Simpson, sigla firmata Banksy

12.10.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
I must not write all over the walls” (“Non devo scrivere sui muri”). Così Banksy, graffitaro dall’identità misteriosa emerso dal panorama della street art britannica, firma la nuova sigla dei Simpson. Ma questo non è l’unico marchio dell’artista chiamato a reinterpretare quel piccolo spettacolo che, con le variazioni di un’opera in progress, da 22 anni introduce gli spettatori nel salotto più famoso del mondo e accompagna la famiglia Simpson sul divano. Fin qui infatti tutto bene, ma a turbare il pubblico americano sono le scene che seguono.

Stringendo sull’immagine del quadretto familiare su cui normalmente si chiude la sigla, Banksy ci trascina nelle viscere di un mondo lugubre, esangue e abbrutito dalla produzione in serie di immagini della famiglia accomodata sul divano. Una catena di montaggio disumana che sfrutta centinaia di disegnatrici e bambini asiatici, che a loro volta seviziano animali in schiavitù al servizio dell’industria del merchandising che ruota attorno al leggendario cartoon.

Banksy, a dispetto del proprio committente, solleva così la sua provocazione e la rovescia contro la decisione della Fox di appaltare parte delle animazioni alla Corea del Sud. Matt Groening e gli stessi produttori hanno però deciso di trasmettere la sigla senza censure nel rispetto della filosofia irriverente che da sempre anima lo show. Il grido di rabbia sovversivo contro le multinazionali ha certo fatto storcere il naso ad alcuni spettatori e ha suscitato un polverone, ma Al Jean, produttore esecutivo del programma, intervistato dall’Hollywood Reporter ha difeso la scelta dichiarando: “questo è quello che succede quando si ordina un subappalto”.

Un altro colpaccio della famiglia che da anni porta in tv le contraddizioni dell’Occidente. E questo ne è la prova:
       
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