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School of rock

Opera leggera e frizzante, la cui propria forza è del tutto poggiata sulle spalle di un grande jack Black, circondato da una schiera di piccoli attori di rara efficacia interpretativa, esce venerdì nelle sale italiane.

School of Rock

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2003; di Richard Linklater con Jack Black, Joan Cusack   Dewey Finn (Jack Black) è un grande appassionato di rock, ed ha una sua band con cui vuole partecipare ad un prestigioso concorso musicale; il suo grosso problema è però quello di essere un misantropo ed un egocentrico, per cui si ben presto si ritrova senza lavoro e sbattuto fuori dalla band dai compagni, stanchi delle sue continue assurdità. Per rimediare il denaro necessario per partecipare al concorso canoro Dewey finge di essere il suo amico Ned (Mike White), un insegnante, e diventa supplente in una rigida scuola elementare, retta dalla severissima preside Rosalie (Joan Cusack). Ben presto però Dewey scoprirà che i suoi alunni sono anche ottimi musicisti   "School of rock" è uno di quei classici prodotti che ti fanno capire perché l'industria cinematografica americana funziona così bene e continuerà a funzionare negli anni a venire. Quello che Hollywood sa fare, e che purtroppo da altre parti non riesce, è immaginare i film ancor prima di realizzarli; saper trovare l'interprete giusto per la storia giusta; saper costruire uno script, una sceneggiatura in grado di valorizzare al massimo le doti interpretative di un determinato caratterista; saper dosare con coerenza ed efficacia tempi comici, situazioni e personaggi, fino ad arrivare ad una storia plausibile partendo da un'idea assolutamente implausibile: tutto questo è "School of rock", opera leggera e frizzante, la cui propria forza è del tutto poggiata sulle spalle di un grande jack Black, circondato da una schiera di piccoli attori di rara efficacia interpretativa. L'attore, già star in "Alta fedeltà" (High fidelity, 2000) e "Amore a prima svista" (Shallow Hal, 2002), qui riesce a dare il meglio nel suo straripante istrionismo, fatto si smorfie e di grande gigioneria, ma di superba verve comica. La struttura narrativa del lungometraggio, equilibrata e sapiente nella sua semplicità, è ovviamente costruita tutta sulla sua performance. Dal canto suo Richard Linklater, scrollatosi di dosso tutte le pretenziosità autoriali dei suoi precedenti lavori, dirige la commedia con scioltezza ed equilibrio, lasciando pieno spazio alle situazioni più divertenti, evitando accuratamente di invadere o sottolineare inutilmente con una regia troppo "sopra le righe". Insomma, "School of rock" si dimostra molto sapiente nel suo saper divertire lo spettatore senza pretendere altro che questo: coerente, equilibrato, furbo al punto giusto, il film si pone come una delle commedie più simpatiche e frizzanti di questo secondo scorcio di stagione cinematografica, soprattutto grazie alla faccia di gomma di un attore da tenere sott'occhio, e che si propone come uno dei volti più interessanti del panorama attoriale statunitense. Aspettiamo con ansia il suo prossimo "Envy" di Barry Levinson, in cui recita accanto all'altro genio comico di Ben Stiller: roba da leccarsi i baffi