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RON HOWARD, UN GRINCH DAVVERO FORTUNATO
RON HOWARD, UN GRINCH DAVVERO FORTUNATO

14.04.2003 - Autore: Filippo Golia
Ron Howard con il Grinch in testa. Ron Howard proprio uguale a come era trentanni fa quando era Ricky Cunningham di Happy days. Stesso sorriso, stessa faccia da bravo ragazzo. Finchè non si toglie il berretto della produzione, quello con sopra la scritta Grinch, e scopre una calvizie che lo riporta subito alletà dei suoi molti ammiratori, giovani degli anni sessanta che seguivano le vicende del giovane Ricky e del suo amico Fonzie e non lavrebbero mai detto che il biondino un po imbranato sarebbe tornato anni dopo come uno dei registi più affermati di Hollywood. Mentre quel Fonzie, al massimo, è tornato con qualche particina nostalgica in Scream.
Si toglie il berretto dalla testa Mr. Howard e ridiventa subito più umano e simpatico.
Sugli anni di Happy Days, se qualcuno glielo chiede, ha subito un aneddoto pronto:
Ero a Stoccolma dice laltro giorno, appena sveglio, stordito dallo Jet lag e ho acceso il televisore mentre bevevo un caffè, ed ecco là Happy Days. Credo di aver imparato molto da quella serie, che in fondo era una serie nostalgica: girata negli anni sessanta, in realtà parlava degli anni cinquanta. Chissà quante volte ha raccontato questo risveglio ai giornalisti, chissà in quante città del mondo lo ha collocato, il vecchio Ron Howard.
Eppure lui aveva cominciato molto prima di Happy Days. A solo 18 mesi recitava nella serie televisiva The seven Year Itch, a quattro anni nel film per il cinema Il viaggio. Il suo maestro di regia è stato nientemeno che Roger Corman quello de Il pozzo e il pendolo o la piccola bottega degli orrori. Corman scritturò Howard nel film Eat my dust del 1976 e ne produsse la prima opera Attenti a quella pazza Rolls Roice.
E allora cosa significa per lei Mr. Howard essere un eterno Enfant prodige del cinema?: Significa racconta lui - la libertà di poter selezionare e scegliere i soggetti preferiti. Un ottimo rapporto con le società di produzione, che si fidano di me. Negli ultimi anni ho realizzato pellicole molto diverse, come Ransom o Edtv. Si è sempre trattato di soggetti che io volevo fare, che mi dicevano qualcosa.
Da questo punto di vista sono stato molto fortunato.
Torna spesso la parola fortuna nelle risposte: la fortuna di aver potuto fare tutti i film che voleva, quella di aver incontrato un attore fantastico come Jim Carrey, la fortuna di aver fatto parte di Happy days e di esserne anche uscito vincente.
Sorride e intanto si è rimesso il cappellino del Grinch in testa. Se gli si chiede cosa ha lui in comune con questo personaggio del tutto sfortunato, brutto, verde ed emarginato, non ci pensa due volte: La caverna. Quando ero un ragazzo risponde felice - avrei voluto vivere proprio in una caverna come quella abitata dal Grinch.
E spiega: Il Grinch in fondo è proprio questo. Un adolescente che non ha voluto crescere, e così è rimasto molto solo. E cosciente della sua solitudine ma non sa come comunicare con gli abitanti di Nonsokì. E alla fine sarà una bambina ad aiutarlo.
Così fortunato questo ragazzo prodigio, che fa film molto belli come Cocoon, Apollo 13 o Edtv, tutti pieni di speranza e finali felici, che viene da paragonarlo a un moderno Frank Capra. Ma Ron Howard è un regista che non ama i paragoni e sul nome di Capra sorvola. Come nega che il Grinch sia un tentativo di realizzare un film sul genere de Il mago di Oz o che nei nasi lunghi degli abitanti di Nonsokì ci sia qualche riferimento alla storia di Pinocchio. Forse dice ci è tornata in mente inconsciamente mentre realizzavamo il film, dovrei chiedere al truccatore (Rick Baker) . Neanche il caso quindi di parlare del rapporto tra Edtv e Truman Show. Per quanto riguarda poi Incubo prima di Natale, di Tim Burton, un capolavoro con una trama molto simile a quella del Grinch, Howard sorride candidamente e sembra davvero sincero: è un grande fan di Tim Burton, ma quel film, per un semplice caso, non lha mai visto. In fondo, a scanso di maligni paragoni, una bella fortuna!