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Riccardo Milani e il cinema italiano - 2a parte
Riccardo Milani e il cinema italiano - 2a parte
12.04.2007 - Autore: Monica Scatena
Come è stato il rapporto con Moretti, noto per il suo carattere un po introverso, se vogliamo un po difficile?
R.M.Questa definizione non è esatta, Nanni è solo molto rigoroso, è solo molto coerente. Dallesperienza con Nanni ho imparato sicuramente il senso della misura, limpegno costante nel film e lamore profondo per quello che si sta facendo.
In quale regista vede la tanto acclamata rinascita del cinema italiano?
R.M.La vedo in tanti registi, credo che gli italiani sappiano fare cinema da sempre e non abbiano perso vitalità creativa. Il problema è la promozione, i produttori e i distributori dovrebbero fare un maggiore sforzo per accompagnare e pubblicizzare luscita di un film, cercando di capire a quale pubblico si rivolge, quali strategie e quali trailer usare.
Passiamo ad un\'altra esperienza. Come è nata lidea di girare un documentario su Pier Paolo Pasolini?
R.M.Ho fatto questo video a novembre, nel venticinquesimo anniversario della sua morte. Sono stato molto contento di lavorarci perchè al suo interno ho potuto utilizzare unintervista che Pasolini fece a Sabaudia nel 1974, la vidi allora e mi rimase impressa nella mente come una cosa sconvolgente. In quellintervista il regista diceva cose importanti e spiazzanti, sosteneva che in anni di antifascismo militante il vero problema non era il fascismo in quanto tale, ma il potere democristiano, il potere della civiltà dei consumi, lo strisciante potere del mercato. Oggi un tema dominante, ma avere una tale lucidità venticinque anni fa nel definire termini come omologazione e accorgersi del lento appiattimento culturale che la società dei consumi avrebbe imposto nel futuro, credo sia unintuizione da vero intellettuale, da vero uomo di cultura. Da allora nessuno si è più espresso in maniera tanto chiara e coraggiosa e anche in relazione a ciò la figura di Pasolini acquista maggiore spessore e dignità. Manca oggi una voce fuori dal coro, capace di dire qualcosa di scomodo o comunque controcorrente.
Qual è un regista che ha lasciato il segno nel suo modo di lavorare con la macchina da presa?
R.M.Sicuramente Mario Monicelli, ho visto I soliti ignoti a sedici anni, a meta degli anni 70, gli anni del cinema dautore, in cui un film per avere maggior valore doveva essere difficile e incomprensibile. Premesso ciò, ricordo che la pellicola fu attaccata come commedia leggera e quindi di minore spessore, io la difesi strenuamente e, al contrario, la giudicai incisiva e dura. Sono convinto che la commedia italiana abbia disegnato il costume, la storia del nostro paese molto meglio e in maniera più efficace di un certo cinema dautore. Concepire, poi, I soliti ignoti nel 58 mi sembrava assolutamente anticipatore e geniale, significava avere una visione del mondo veramente netta, nitida.
Sta scrivendo la sceneggiatura del suo prossimo lungometraggio insieme a Domenico Starnone, ci può anticipare qualcosa?
R.M.Il film, prodotto da Albachiara (n.d.r., la società di Lionello Cerri e Donatella Botti), parte da una vicenda reale. E la storia di un gruppetto di operai che si ritrovano improvvisamente disoccupati quando una multinazionale americana chiude il sito industriale in cui lavoravano. Inoltre è più dolorosa la condizione in cui vengono a trovarsi perché, avendo in passato dovuto abbandonare il paese dorigine per andare a cercare lavoro, ora vedono svanire anche il motivo che li aveva portati a sradicarsi.
Un film sullidentità operaia che non ha più una precisa connotazione ideologica, in quanto ci sono anche operai di destra, ma tratta anche dello scontro tra cultura contadina e cultura operaia. Uno spunto per riflettere, per capire cosa vuol dire andar via dal luogo di nascita, lasciarlo morire, per andare a vivere in una vita più comoda, con meno problemi e soprattutto vicino ad un centro commerciale dove cè tutto, come si usa dire. Ma cosa significa cè tutto? Tutto quello che si può comprare se la propria vita ha questo fine. Ma facendo una scelta di questo tipo cè il rischio che gli interessi vengano sempre meno e lomologazione abbia il sopravvento. Su questo bisogna riflettere.
Quando inizieranno le riprese?
R.M.Probabilmente a febbraio del 2002, nel cast dovrebbe esserci Silvio Orlando.
Avete già in mente un titolo?
R.M.Un idea cè: Il posto dellanima.