Parigi non è la città delle mille luci o la ville de l'amour. "Bensì si tratta della città della morte” - secondo René Balcer, sceneggiatore e produttore televisivo che ha presentato Jo in anteprima assoluta al Courmayeur Noir in Festival. La nuova serie, coproduzione franco-americana, vede Jean Reno nei panni di Jo St-Clair, detective veterano a cui vengono affidati i casi di omicidio più difficili di Parigi.
“Jean Reno vive negli States da tanto tempo – racconta Balcer – E' un grande fan delle serie in inglese: ha guardato Boardwalk Empire ed è rimasto folgorato. Improvvisamente voleva essere il protagonista di una serie realizzata in Francia ma rivolta al mercato internazionale e quindi recitata in inglese. Ogni anno per cinque mesi si ritaglia un po' di tempo per tornare in Francia: ho approfittato di questo momento per proporgli un murder mystery ambientato a Parigi in cui lui avrebbe interpretato un poliziotto ribelle”.
Parliamo dunque di Jo St-Clair. Certamente non è un eroe convenzionale: quali sono allora i suoi difetti?
Oh, ne ho proprio tanti, lui stesso dice che in passato è stato “uno str**zo”. Beveva troppo, prendeva troppe droghe, passava troppo tempo con i criminali. Non è stato un buon padre, né un ottimo marito, non che si sia mai sposato. Però era un pessimo partner. La madre era una prostituta, così come la madre di sua figlia. E poi ha tante cattive abitudini. C'è un segreto che sveleremo nella serie: una volta che completeremo gli otto episodi si scoprirà qualcosa in più su di lui. Qualcosa di molto importante su chi è questo personaggio. Ma dovrete stare molto attenti a cogliere i segni.
Quindi avete già prenotato Reno per una seconda stagione?
Sì certamente. Vogliamo continuare con questa storia. Il nostro protagonista ha un viaggio da compiere.
Quale pensi che sarà la reazione dei francesi davanti a una serie recitata in inglese da una delle loro icone nazionali?
Loro amano Jean Reno sempre e comunque, quindi spero che saranno generosi verso la serie. E poi il canale TF1 è uno dei nostri sponsor ufficiali. Credo di aver trattato Parigi senza alcuna critica: penso che troveranno molto valido il nostro approccio verso la loro capitale.
In passato hai creato Law and Order, come mai questa passione per le serie incentrate su indagini e criminalità?
Sono uno sceneggiatore prima di tutto. Poi sono diventato produttore per assicurarmi della qualità delle serie. Mi piace la psicologia umana e mi interessano tanto anche le patologie. E ovviamente le questioni sociali. Scrivere di criminalità è dunque un ottimo modo per unire tutte queste cose. Un'ottima finestra sulla società.
Oggi le storie più interessanti vengono raccontate in TV. Pensi mai di passare al cinema?
Non ne sono sicuro. Ho un progetto che mi piacerebbe dirigere, ma non credo sarà facile. Pian piano il cinema è stato conquistato da “quelli dei fumetti”. Negli anni Ottanta ad esempio sono arrivati gli Spielberg e i Columbus e ci hanno spinto fuori da quel mondo. Dunque per raccontare le mie storie ho dovuto trovare altri media. La TV ha smesso di essere fumettistica, è diventata più seria, ecco perché la ho scelta. Al cinema sarà sempre difficile. Il regista è l'unico che ha la responsabilità di tutto. In TV questa figura è incarnata dallo sceneggiatore. E poi al cinema ci vogliono anche dieci anni per fare un film. Sono troppi. E non sempre c'è la garanzia che il film sarà realizzato.
Stai ancora lavorando a una serie tratta dai libri di Cormac McCarthy?
Sì, ma è un progetto complicato. Cormac è uno scrittore che io ammiro da sempre. Blood Meridian è un libro incredibile. Ho letto la sua “trilogia sul confine con il Messico”. Penso che sarebbe perfetta per una serie TV della HBO. Una serie sull'America dal 1945 al 1955, nel corso della trasformazione da società agricola a società urbana. Una serie di libri sulla morte del mito dei Cowboy, il grande mito americano. Ma si tratta di un progetto a lungo termine.
Hai mai voglia di dirigere qualche episodio delle tue serie?
Ne ho diretti un paio di Law & Order. Ma tutto qui.
Chiudiamo con la domanda classica di Film.it. Qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Avevo i miei idoli. Mohammed Alì, che è uno dei miei eroi. Un eroe naturale. A differenza di tanti atleti, lui ha rischiato la carriera per opporsi al Vietnam. E poi avevo Jimi Hendrix.
Jo andrà in onda su Fox Crime in prima assoluta a partire dal 17 gennaio.
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09.01.2013 - Autore: Pierpaolo Festa