Finalmente la bella stagione: il momento ideale per le pulizie di primavera. Le tradizionali operazioni di rinnovamento coinvolgono le mura domestiche nell’accezione più ampia interessando anche il palinsesto televisivo, ormai depurato dagli eccessi dei reality show. Giunta al game over la stagione delle mediatiche prigionie, non ci resta che prendere atto di come il televoto abbia interpretato i gusti degli italiani che hanno regalato gloria e pecunia ad Augusto De Megni, scaltro trionfatore del Grande Fratello, Rosario Rannisi, che dal Gf a La Fattoria ha fatto un salto di qualità, e Pacifico Settembre, più che mai “Pago” vincitore di Music Farm.
Se i 900.000 euro di premio partita hanno ricompensato De Megni dello stress accumulato in tre mesi di sauna, piscina e pettegolezzi, non si può dire lo stesso per i moltissimi sostenitori di Filippo, delusi da un imprevedibile finale “moderato” che ha premiato un concorrente dal passato nazionalpopolare. Più lupo che agnello, Augusto non ha fatto mistero delle proprie strategie, manifestando l’intento di indebolire gli equilibri interni con quello spirito agonistico tra lo sfacciato e il rampante che buon pro ha fatto all’ex coinquilino Rannisi, degno discepolo, catapultato in casbah dopo l’uscita senza infamia né lode dal bunker di cinecittà.
Preferito a Clemente Pernarella nel rush finale della berbera avventura condotta da Barbara D’Urso, Rosario Rannisi ha trionfato lasciandosi alle spalle tre sole settimane di fatica con una tattica di gioco ancor più integralista di quella del De Megni, motivata forse dal contesto all’ultimo sangue che solo un clima vippaiolo può conciliare: mors tua vita mea, come reality docet. Magari è lo stesso clima al vetriolo che ha condotto a maturazione la vittoria del cantante Pacifico Settembre, meglio noto come il Pago di “Parlo di te”-pezzo non impegnato, ma di facile “consumo”-, commosso sino alle lacrime per aver primeggiato addirittura su artisti del calibro di Jenny B.
Cosa accomuna i vincitori dei reality di quest’anno televisivo? E’ probabile che la chiave di lettura più efficace risieda nello stesso pubblico televotante, di cui ogni vincitore è espressione immediata. Il ricambio generazionale del telespettatore assume, in questo momento della televisione italiana, una cruciale importanza per la variazione di gusti che ne deriva: non c’è più spazio per la tradizione che nel passato avrebbe forse celebrato i meriti di Filippo, simpatico ragazzone di borgata, o di Pernarella, acuto idealista senza macchia, o delle più dotate voci della canzone italiana.
Il pubblico è evidentemente più giovane e smaliziato, e anche i personaggi sconosciuti -o meno radicati nel gradimento nazionale- hanno la loro chance di rivalsa sulla percezione tradizionale del concetto di “meritata vittoria”, che oggi premia indubbiamente una gioventù non meno virtuosa per senso della praticità. Bando ai sentimentalismi, perciò. Come da quest’anno il reality insegna, meglio un propositivo rinnovamento che un nostalgico riciclaggio.


NOTIZIE
Reality docet
Il palinsesto diventa orfano di tutti i più seguiti reality show e i vincitori delle edizioni 2006 incarnano l'eredità di un percorso mediatico che rivela una "rigenerazione" dei gusti del pubblico.

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone