Che qualcosa non andava lo avevamo già capito quando abbiamo visto la
durata del film: soltanto 98 minuti. Un qualsiasi “disaster movie” che
si rispetti necessita di un approfondimento delle dinamiche interne e
dei conflitti dei personaggi, in modo che lo spettatore possa poi
provare più o meno empatia per quelli che alla fine si salveranno e
quelli che invece sono destinati a soccombere. Dopo il primo quarto
d’ora di proiezione abbiamo infatti capito perché “Poseidon”
dura così poco: il setting delle varie figure protagoniste è infatti
quanto di più retorico e banale che il cinema americano mainstream ha
saputo proporci negli ultimi anni: frasi sentite migliaia di volte, per
di più ripetute stancamente da un gruppo di attori che sembrano – quasi
tutti - capitati lì per caso.
Passato l’imbarazzante incipit del film, arrivano l’azione e gli effetti speciali, e le sorti di “Poseidon”
si risollevano almeno fino alla soglia della vedibilità: certo,
purtroppo in alcuni momenti la banda di sopravvissuti che tenta di
uscire dalla prigione d’acciaio deve pur parlare e scambiarsi
sdolcinatezze, quindi ogni tanto le cadute di tono verso il ridicolo
sono immancabili; si ha quasi la sensazione che un bravissimo montatore
come Peter Honess sia stato costretto a inserire nella pellicola il
minimo indispensabile riguardo le scene di dialogo, esplicative cioè
sui rapporti tra i personaggi, perché tutto il materiale girato era
talmente di scarso valore da cestinarlo. A questo punto, una soluzione
radicale e per certi versi sperimentale sarebbe apparsa più intrigante:
perché non realizzare il primo action-movie completamente muto, fatto
solo di effetti sonori?
A parte le affettuose provocazioni, volendo proprio cercare a fondo qualcosa in “Poseidon” alla fine si può anche salvare: la presenza scenica ed il carisma di Josh Lucas (ma perché non comincia a ritagliarsi ruoli più interessanti?), e la virginale bellezza di Emmy Rossum; fa poi piacere ritrovare un grande, vecchio caratterista come Richard Dreyfuss,
anche se in questo caso vederlo scimmiottare l’innamorato tradito con
tanto di diamante all’orecchio sfiora in alcuni momenti l’imbarazzo…
Neanche 50 milioni di dollari in quasi tre settimane di programmazione,
a fronte di un budget di produzione di 160: questo il vero disastro di
“Poseidon”, lungometraggio evidentemente nato sotto una cattiva luna,
diretto per di più con pochissima inventiva. E dire che il
sopravvalutato Wolfgang Petersen aveva invece fatto centro - almeno al botteghino – con un altra storia di mare in burrasca, quel “La Tempesta perfetta”
(The Perfect Storm, 2000) che aveva arriso a Clooney e compagni. E’
forse giunto il momento che il regista di origine teutonica si tenga
lontano dall’acqua...
NOTIZIE
Poseidon
Wolfgang Petersen dirige un 'disaster movie'che convince poco. Gli incassi in America confermano il nostro scetticismo. Si salvano cast e alcuni effetti speciali
12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani