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Piano 17

Il film si dipana come un thriller dalle cadenze ritmate e precise, adoperando tutti gli stilemi del genere attraverso una fluidità di racconto e di montaggio perfettamente funzionali

Piano 17

03.03.2006 - Autore: Adriano Ercolani
Di Marco e Antonio Manetti;
con Giampiero Morelli, Elisabetta Rocchetti, Enrico Silvestrin, Massimo Ghini

A Marco Mancini ultimamente le cose non stanno andando propriamente al meglio: nell’ultima rapina in banca che ha tentato con la sua banda c’è scappato il morto, e si è trattato proprio di suo fratello Matteo (Massimo Ghini); per di più oggi si trova a dover portare a termine un “lavoro” che decisamente non gli piace: ha un’ora e mezzo di tempo per piazzare una bomba in un ufficio vuoto e poi filarsela. A coprirgli le spalle i compagni di sempre: Pittana (Enrico Silvestrin) e Borgia (Antonino Iuorio). La faccenda della bomba si complica notevolmente quando Marco rimane chiuso dentro l’ascensore, bloccatosi durante la salita; n più, si trovano con lui degli ospiti indesiderati, cioè due impiegati ritardatari: il timido Meroni (Giuseppe Soleri) e la bella Violetta (Elisabetta Rocchetti). La situazione si fa sempre più complicata: Marco, impossibilitato a disinnescare l’ordigno, non deve rivelare la sua identità e tentare allo stesso tempo di uscire dall’ascensore incolume…

Anche se ormai i nostri lettori saranno stanchi di continuare a leggerlo, vogliamo comunque ribadire per l’ennesima volta un concetto che ci pare fondamentale: se il cinema italiano, come sembra stia fortunatamente facendo, riuscisse a sviluppare un prodotto medio più attento allo sfruttamento dei generi codificati, e quindi un tipo di narrazione più “forte” e riconoscibile, la nostra industria cinematografica non potrebbe che giovarne, e non solo sotto il lato economico. Ulteriore prova di questo concetto è questo sorprendente “Piano 17”, opera seconda dei Manetti Bros. Girato con estrema povertà di mezzi ma non certo di idee, il film si dipana come un thriller dalle cadenze ritmate e precise, adoperando tutti gli stilemi del genere attraverso una fluidità di racconto e di montaggio perfettamente funzionali; ma il lavoro degli autori non si lascia ammirare soltanto per la scioltezza della messa in scena e per la sua capacità di adesione alla materia trattata – il referente principale “alto” è rappresentato dal cinema accaldato e portentoso del grande Michael Mann: anche in fase di sceneggiatura i Manetti dimostrano di saper scrivere con vigore dei personaggi “forti”, che consentono agli attori di fornire caratterizzazioni adeguate ai rispettivi ruoli; ed ecco perciò risaltare rispetto al solito i convincenti Giampiero Morelli e Massimo Ghini, ma soprattutto un Enrico Silvestrin finalmente grezzo al punto giusto.

Solido ed insieme spigliato, “Piano 17” si propone come spettacolo originale proprio in quanto capace di sfruttare fino in fondo le peculiarità del thriller: ritmo incalzante, regia adrenalinica, personaggi a loro modo “eroici”. Esempio concreto e pertinente di cinema fatto di idee semplici ma precise, realizzate con cura e soprattutto coerenza. Speriamo sinceramente in un buon riscontro al botteghino, che permetta ai Manetti si sviluppare in futuro i loro progetti con un appoggio economico più adeguato. Intanto godiamoci questo riuscito “Piano 17”.

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