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Peter Pan

Dopo l'effervescente cartone animato targato Disney ("Peter Pan") ed il fastoso "Hook" (id., 1991) di Steven Spielberg, ecco finalmente la prima versione cinematografica in attori in carne ed ossa volta a riproporre in maniera abbastanza fedele il racconto di J.M.Barrie.

Peter Pan

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2003; di P.J.Hogan; con Jason Isaacs, Jeremy Sumpter.   Basarsi sulle pagine scritte dall'autore è significato soprattutto evidenziare i lati più malinconici ed inquietanti della vicenda; la paura di crescere, la difficoltà verso i sentimenti più importanti, la mancanza di figure di riferimento, il dolore del tempo che passa: questi e molti altri sono i temi portanti del "Peter Pan" diretto da P.J.Hogan, autore sempre intelligente e capace di dosare con grande efficacia la commedia a momenti più amari; nel raccontare dell'eterna sfida tra il bambino che non voleva crescere ed il suo acerrimo nemico, il malefico pirata capitan Giacomo Uncino, il cineasta australiano ha composto un mosaico praticamente perfetto nel mescolare un'impressionante resa visiva ad uno script coerente ed efficace, asciutto e profondo alo stesso tempo; fin dalle prime immagini "Peter Pan" si rivela infatti una pellicola preziosa, raffinata, imperniata su un'idea estetica assolutamente omogenea, in cui la brillantezza dei colori, delle scenografie e dei costumi servono ad incorniciare una storia tutt'altro che sbarazzina, piena di personaggi enigmatici, complessi, assolutamente non mono-dimensionali. Da Peter a Wendy, passando soprattutto per lo straordinario Uncino, tutti i protagonisti contengono in sé una dimensione drammatica, un aspetto oscuro che ne mette in evidenza la complessità; la suggestione maggiore che infatti il film ci regala è quella di saper arrivare dietro la superficie dei personaggi, per arrivare a capirne le sfaccettature più nascoste e malinconiche. Intenso e sfavillante, il lungometraggio di Hogan è a nostro avviso uno dei film fantastici più riusciti degli ultimi anni; molto del merito di questo successo è senza dubbio dovuto al regista, che in questo caso ha saputo dare sfogo a tutta la sua vena immaginifica, dirigendo con grande ariosità ed allo stesso tempo perfetto rigore un'opera difficile, affascinante, assolutamente poetica. Dal canto loro, tutti gli attori-bambini sono perfetti nei rispettivi ruoli, con in testa la dolcissima Rachel Hurd-Wood, una Wendy tenera e romantica. Ma su tutti non poteva non primeggiare la straordinaria interpretazione di Jason Isaacs, che con questo ruolo si è definitivamente imposto come uno dei caratteristi più efficaci visti di recente nel panorama del cinema americano; il suo capitan Uncino, ancora più di quello del grande Dustin Hoffman, è un "villain" impietoso e suadente, odioso ed affascinante; grande figura tragica nella sua crudeltà, capace di inorridire ed irretire lo spettatore, il pirata è stato reso da Isaacs con una densità davvero impressionante, che avrebbe senza dubbio meritato una segnalazione ai recenti Oscar, i quali hanno invece ignorato del tutto un'opera troppo complessa e preziosa per diventare un successo al box-office statunitense (meno di 50 milioni di dollari incassati).
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