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Perdona e dimentica con Unforgettable

Unforgettable, variazioni sul tema della memoria in salsa drama, nonostante le buone premesse finisce per perdersi in soluzioni narrative sgangherate

Unforgettable Poppy Montgomery

20.10.2011 - Autore: Alessia Laudati
Chi non dimentica, non perdona se stesso e non sopravvive al peso del passato, diventando al tempo stesso guardiano e prigioniero delle proprie memorie. Questa la premessa di Unforgettable drama poliziesco statunitense, basato sul racconto The Rememberer di J. Robert Lennon e attualmente in onda in America. Il frutto della co-produzione di CBS Television Studios e Sony Pictures Television, racconta l’incredibile dannazione di una donna, Carrie Wells, (Poppy Montgomery) la Samantha Spade di Senza Traccia, ex poliziotta, affetta da ipertimesia e impegnata nel sociale.

La super-memoria, il secondo nome della sindrome da ipertimesia realmente esistente, è la particolare capacità di ricordare con esattezza praticamente ogni avvenimento vissuto in passato e questo dota la protagonista di una moviola fai da te per riavvolgere a piacimento la propria vita con il tasto rewind a portata di mano e di crimine. Ironia della sorte, o ironia della serie, l’ex poliziotta ricorda tutto tranne il momento dell’assassinio della sorella che per quanti sforzi compia, le appare avvolto nei fumi neri dell’oblio. Ma un ex fiamma, il detective Al Burne (Dylan Walsh) le offre la possibilità di mettere il proprio dono/fardello nuovamente al servizio della sconfitta del crimine.

Unforgettable è un drama tutt’altro che indimenticabile, dove la parte più polposa consiste nella premessa iniziale e nell’occasione visiva e registica che offre la particolarità della sindrome che affligge il personaggio. Ma Carrie è l’ennesima bad girl con un fisico taurino tutto muscoli e dal cuore di panna che nulla di nuovo aggiunge allo stereotipo già ovunque stereotipato. Solo qualche momento di eccitazione regalato dal riavvolgersi delle scene del crimine arriva a risvegliare il torpore della serie. Sono attimi di suspense a ritmi rallentati, inquadrature in soggettiva alla ricerca dell’empatia e dell’immedesimazione con lo spettatore, mentre Carrie guarda nel contenitore del passato recente o lontano. Ma sono momenti troppo brevi e rappresentano davvero l’unica componente riuscita della serie. Perché Carrie al massimo inumidisce le labbra, Al aggrotta la fronte, la appiana e poi di nuovo si corruccia, mentre il trauma personale e irrisolto della fascinosa poliziotta diventa un’ossessione compulsiva senza l’appeal del mistero da risolvere. 


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