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PASSATO PRESENTE FUTURO
Anche le più banali coordinate temporali nell'Nba cominciano a vacillare. Prima almeno sulla basilare distinzione tra presente, passato e futuro si poteva fare sicuro affidamento.

30.10.2001 - Autore: Claudio Moretti
Anche le più banali coordinate temporali nellNba cominciano a vacillare. Prima almeno sulla basilare distinzione tra presente, passato e futuro si poteva fare sicuro affidamento. Ora invece il passato (Jordan) prende la macchina del tempo e cancella tre anni come se bastasse una gomma. Il futuro (liceali) minano alla base il sistema scolastico americano e dopo aver dominato il draft si presentano direttamente in smoking allNba. Il presente (Iverson, Bryant e compagnia) è un po alterato, questo doveva essere il suo momento, pensava di avere lesclusiva per un semplice calcolo generazionale. Succede invece che le intromissioni delle altre epoche lo costringano a sgomitare per rimanere al centro dellobbiettivo, nella foto di gruppo di inizio anno dellNba. Come al solito durante la stagione molte facce verranno cancellate da quella foto o finiranno nellombra, ma intanto in partenza non si era mai visto un cast così dovizioso di temi e personaggi. Passato, presente e futuro diventano per un anno tutti contemporanei e l\'eterno gioco dei confronti fra epoche diverse diventa possibile sul campo.
A scherzare col tempo ci si mettono poi i soliti due. Tra le cose certe della nostra esistenza, un battito di ciglia sotto alla terra che gira intorno al sole, ecco Stockton to Malone. Ancora una volta pronti ai nastri di partenza. Senza parole.
EST
Il presente pur avendo qualche titolo sui giornali in meno porta tutti i suoi maggiori esponenti a candidarsi per il titolo. Ad Est McGrady (Orlando) e Vince Carter cercheranno di togliere lo scettro ad Allen Iverson. Con Vincredible a Toronto ci sarà anche un altro del passato, Hakeem Olajuwon. Un altro anno con The Dream in campo è quello che ci vuole per dare qualche lezione di post basso ai giovani lunghi imberbi (il futuro). McGrady avrà laiuto di Grant Hill e lesperienza sotto canestro di Ewing e Horace Grant. Per il titolo della Eastern conference ci sono anche i Milwaukee Bucks, con la novità Antony Mason. Poi cè Charlotte che perde Eddie Robinson ma il barone continua a crescere ed è ormai nei circoli bene della Nba. Per i play-off in lizza anche Indiana, Miami e New York. Mentre la sorpresa potrebbe essere Atlanta. In definitiva la Eastern Conference sembra molto equilibrata, solo Chicago e Cleveland dovrebbero essere veramente inferiori alle altre. Intanto il coach dei detentori della Eastern, Larry Brown è definitivamente impazzito. Già durante le finali Nba aveva dato segni di squilibrio, particolarmente toccato dallintensità della squadra capace di rimontare con 3 o 4 piccoli in campo. Questanno vuole seguire quellispirazione. Infatti non cè più il cuore operaio della squadra: Hill, Jones e Lynch.
OVEST
La griglia di partenza sembra essere più definita. Allinseguimento dei Lakers si pone un primo gruppetto formato da San Antonio, Sacramento, Portland e Dallas. A seguire Utah e Phoenix spingono forte per rientrare sulle inseguitrici, trascinandosi dietro, un po al gancio, Houston e Minnesota. Vittime sacrificali dovrebbero essere Seattle, Golden State e Denver. La squadra di più difficile valutazione è senzaltro Portland. Talento ingestibile già dallo scorso anno, cera il dubbio se affidarlo ad un allenatore di polso o ad un cosidetto players coach, cioè un uomo amato dai giocatori. Si è scelta la seconda opzione con Maurice Cheeks, ma Amleto è sempre col teschio in mano. Autentica mina vagante che minaccia di esplodere o di implodere, sono senza dubbio i Clippers. Talento smisurato ma anche teste disabitate. Ma sarebbe bello se finalmente riuscissero ad essere una squadra vincente, visto che già lo scorso anno pur essendoci i Lakers campioni del mondo, Kobe, Shaq e tutto il resto, cè chi diceva che il vero show time a Los Angeles era con Odom e compagni.
Est vs. Ovest
Negli ultimi ventanni i tifosi della Eastern Conference non si sono esattamente divertiti. Gioco a metà a campo, controllo della palla e ritmo lento erano tutti buoni motivi per alzarsi a cercare i pop-corn e una Coca. Manifesto di questo basket è stato per anni lappuntamento che si davano in post-season Miami e New York. Sotto canestro incontri in stile catch, espulsioni e risse per partite che magari durante i play-off diventavano affascinanti trasformandosi in sfide epiche tutte sangue sudore e lacrime, ma durante la regular season suggerivano di cambiare canale anche se lalternativa era il curling. Nel Wild Wild West cera invece lo showtime dei Lakers, il ritmo di gioco folle dei Denver Nuggets, i Sacramento Kings e i Phoenix Suns per citarne gli epigoni.
Poi lo scorso anno qualcosa è sembrato sfuggire a questa contrapposizione netta. I play-off dellEst sono stati entusiasmanti, e non solo per il maggiore equilibrio. Mentre ad Ovest il gioco ristagnava in post-basso alla ricerca dei vari Totem ONeal, Duncan, Webber, Wallace, Webber, ad est Milwaukee e Charlotte davano vita ad esibizioni coinvolgenti. Sullaltra costa solo la sfida tra Utah e Dallas regalava emozioni e non è un caso che si trattava di due squadre senza centri dominanti. Infatti gli esterni spettacolari sono da ambo le parti: la differenza è che ad Ovest sono costretti ad andare di continuo dai propri lunghi, mentre a Est hanno in mano le proprie squadre.
Il mercato estivo offre un nuovo spunto in questo costa a costa. Il tipico play-maker dellest e il tipico play-maker dellovest si scambiano maglia (New Jersey e Phoenix) e quindi conference. Sono Stephon Marbury e Jason Kidd, rispettivamente la reincarnazione di Isiah Thomas e Magic Johnson. Il primo è il classico play-maker newyorkese. Va fino in fondo perché è cresciuto nelle palestre della grande mela con i soffitti troppo bassi per tirare da fuori e perché nei play-ground se non penetri sei un codardo. Il secondo ama il contropiede e crea per i compagni che rende migliori con i suoi assist. Con questo scambio non si spostano solo due giocatori ma due modi di giocare a basket, la contaminazione continua. Aggiornamenti nel corso della stagione.
ZONA
Curioso come nel calcio la zona sia sinonimo di spettacolo e il gioco uomo sia tacciato di atteggiamento sparagnino mentre nel basket i giudizi di valore si ribaltino. Ancora più curioso appare allora che lNba per rendere il gioco più spettacolare introduca nuovamente la zona. Non si tratta infatti di un esordio assoluto visto che la zona fu messa fuorilegge solo nel 61.
La grandezza dellNba daltronde è stata sempre quella di considerare le regole del gioco come un mezzo per renderlo più piacevole e non come un fine, qualcosa di immutabile, quasi sacro, come se Stern, novello Mosè avesse ricevuto dallalto i comandamenti del basket.
Le regole esistenti sulla difesa illegale creavano confusione perché troppo complesse e le squadre le utilizzavano in modo da produrre un basket giocato in isolamento con pochissimo movimento di palla e una conseguente diminuzione di opportunità di contropiede. Queste in sintesi le motivazioni provenienti dagli uffici Nba, ma non si può ancora dire se sarà un piccolo o un grande cambiamento. La novità maggiore sarà che ora le difese potranno raddoppiare Shaq anche prima che riceva la palla. Cosa prima proibita. Una specie di triangolo e due. Si rischia il 4 contro 3 con Shaq e due difensori fuori dal gioco. In realtà ci vorrà tempo e ogni singolo allenatore avrà un ruolo fondamentale in questo passo storico dellNba. Loro sicuramente si divertiranno avendo più soluzioni a disposizione. A parte George Karl (Milwaukee) che non si accorgerà di nulla, lui la zona lha sempre fatta.
Con la zona attenzione ai tiratori del sottobosco Nba dimprovviso più importanti: Tracy Murray, Matt Bullard, Voshon Lenard, George McCloud, Dana Barros, Wesley Person, Walt Williams, Eric Piatkowski, Tony Delk, Dan Majerle, Steve Kerr, Danny Ferry, Hubert Davis.
Altre tre regole sono cambiate senza ricevere la stessa pubblicità. 1) Ogni difensore non potrà rimanere per più secondi nella propria area verniciata a meno che non stia marcando un avversario a stretto contatto. Ovvero: Shaq e simili non potranno accamparsi sotto il proprio canestro. Una specie di rimedio ad un effetto co