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No Good Deed - Inganni svelati

Un provocatorio e psicologico thriller tratto da un racconto di D. Hammet

No Good Deed - Inganni Svelati

12.04.2007 - Autore: Claudia Panichi
Si potrebbe definire un provocatorio psico – thriller quest’ultimo lavoro del veterano Bob Rafelson, una storia che si dipana tra inganni, ricerca di verità, violenza apparente ma velata da una sottile linea introspettiva che scorre in tutte le sequenze del film, insinuandosi in ogni personaggio. Il film, oltre che a raccontare una storia apparentemente banale, vuole focalizzare su i comportamenti bizzarri e scendere nelle profondità psicologiche dei suoi protagonisti, creando così una chiave di lettura che permette di osservare l’evolversi della vicenda, tinta di giallo, attraverso una forte risonanza emozionale. Ispirato al racconto “The House of Turc Street” di Dashiell Hammett, si parte da Jack Friar (Samuel L. Jackson), un agente di polizia con la passione per il violoncello, unico suo stimolo fertile che lo aiuta a risollevarsi da una vita poco incline alla sua vera natura. Stanco e demotivato non vede l’ora di partire per una lunga vacanza ma, all’ultimo momento, non se la sentirà di lasciare sola la sua amica Amy che ha bisogno d’aiuto: sua figlia è scappata di casa. Sulle tracce della ragazza Friar incontra un’anziana signora, l’aiuta a portare a casa la spesa e si ritrova così sequestrato da un’insolita banda di delinquenti che sta organizzando una truffa in banca. Il capo della banda scapestrata è Tyrone (Stellan Scarsgard), un uomo la cui arroganza gli costerà cara, un boss con ai suoi piedi la bella e debole Erin (Milla Jovovic), e il giovane Hoop, il più disturbato e violento del gruppo, che vive schiacciato da un profondo senso di bisogno inappagato. Fanno da cornice alla brigata di ladruncoli organizzati gli anziani coniugi Quarre. Loro sono la nota più positiva, comica al tempo stesso e sdrammatizzante di tutto il film, volendo metaforicamente rappresentare il bene e il male che si cela nell’essere umano. Si ritroveranno assieme in un’amore eterno, schierandosi dalla parte del bene. Ogni singolo interprete , uomo o donna, riesce a rendere vibrante il proprio ruolo. Da qui la scelta di voler usare spesso una camera fissa, perché in tal modo ogni attore ha potuto controllare in crescendo l’energia interpretativa da sviluppare. Così come è degna di nota la scena in cui si sprigiona la potenza e l’intensità della relazione che nasce tra S. Jackson e la Jovovich, fatta di sguardi, parole e sensazioni intrise di un vibrante desiderio. Erin rappresenta in verità il prodotto dell’ambiente in cui vive. E’ intrappolata in un mondo di bugie, tradimenti e manipolazioni da cui apparentemente crede di non poter sfuggire. Si sente legata visceralmente a Tyrone, suo protettore, e solo con l’agente Jack riesce a vivere sensazioni che forse non aveva mai provato. Nasce una forte tensione sessuale, e assieme la coppia scopre di desiderare una vita diversa, si sentono liberi di essere se stessi. In un crescendo di scene in cui si articola la rapina e la sorte della banda dei delinquenti, tra suspance e complessità drammatiche, morali e intellettuali, ad ognuno lo attenderà una sorte. Che sia in questo mondo o in un altro.
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