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Napoleon Dyanmite

Commedia giovanile a metà tra il surreale ed il farsesco, il film ha l'indubbio pregio di consegnarci una delle figure cinematografiche più ridicole e divertenti dell'anno

NAPOLEON DYNAMITE

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2005;
Regia di Jared Hess;
con Jon Heder, Tina Majorino, Aaron Ruell, Efren Ramirez


Idaho, provincia americana desolata. Il giovane ed impacciato Napoleon (Jon Heder) vive con la nonna e con l’altrettanto strampalato fratello Kip (Aaron Ruell), con cui decisamente non lega: l’arrivo poi in casa dello zio Rico (JohnGries) di certo non migliora la situazione. La sua vita si dipana dunque tra la sgangherata famiglia e la scuola, dove è oggetto dello scherno di tutti. A fargli compagnia un nuovo studente appena arrivato, il messicano Pedro (Efren Ramirez) e soprattutto la dolce Deb (Tina Majorino); tra confusione sentimentale, assurdi tentativi di viaggiare nel tempo e la novità delle elezioni studentesche, Napoleon deve trovare il bandolo della matassa della sua vita.

Leggendo il breve riassunto della storia di “Napoleon Dyanmite” ci si rende senza dubbio conto che non si tratta certo di una pellicola che basa la propria forza sull’originalità della trama; l’assunto della vicenda è infatti quello di un’operina semplice, quasi impalpabile. Lo sviluppo della sceneggiatura punta molto più alla creazione di atmosfere e situazioni comico/ridicole che a costruire una struttura narrativa efficace. Anche la regia di Hess, volutamente piatta al limite della stilizzazione, tende ad assecondare la caratterizzazione dei personaggi. Ed in mezzo a tanta semplicità di idee e di messa in scena, è proprio il personaggio del protagonista ad elevare di molto la qualità di quest’opera, e farcela probabilmente ricordare: il perfetto e divertentissimo Jon Heder da infatti vita ad un Napoleon Dynamite tanto assurdo ed insensato quanto tristemente poetico; “summa” tenera e grottesca di tutta una tradizione di “”nerds” americani, questa figura rappresenta un piccolo miracolo di simpatia ed adesione empatica nei confronti del più improbabile dei “loser”.

Ecco dunque un film esemplificativo del perché il cinema americano, anche quello più radicalmente “povero”, indipendente e non particolarmente originale – l’unica idea portante della messa in scena del film, l’adesione alla sciattezza degli anni ’80, risulta inutilmente forzata -, riesce però a risultare alla fine convincente: la capacità costante di tirare fuori al massimo un’idea coerente a cui aggrapparsi, una trovata visiva interessante, oppure – come in questo caso – un personaggio di sorprendente spessore comico/patetico, costituiscono sempre le armi di cui questa cinematografia sa dotarsi per fare presa sul pubblico.

Commedia giovanile a metà tra il surreale ed il farsesco, che probabilmente strizza l’occhio al cinema di Wes Anderson più di quanto non sembri, questo bislacco “Napoleon Dynamite” ha l’indubbio pregio di consegnarci una delle figure cinematografiche più ridicole e divertenti dell’anno. Impossibile non affezionarsi e parteggiare per quel grosso orsacchiotto riccioluto!