Per superare finalmente le
incertezze e gli squilibri del suo cinema passato - a nostro avviso eccessivamente sopravvalutato dalla critica –
Paolo Virzì ha optato per la soluzione più coraggiosa: un film in costume, una
produzione quindi più esosa, e per la prima volta l’appoggio ad un’opera
letteraria, il romanzo omonimo di Ernesto Ferrero. Evidentemente a lui,
sapiente tratteggiatore di personaggi ma indeciso costruttore di strutture
narrative, un testo solido da cui partire è servito, e non poco.
Ciò che
sorprende maggiormente in questo riuscito “N” non è infatti la sola funzionalità della storia, ma soprattutto la
capacità di Virzì di costruirci sopra una messa in scena tanto coerente quanto
evoluta rispetto alle pellicole del passato. La peculiarità fondamentale della
bellezza del film è nell’essere stato realizzato secondo una concezione che si
discosta dagli stilemi piuttosto piatti del cinema italiano medio: dalla
fotografia ai costumi, passando sopratutto per il montaggio serrato e le
musiche coinvolgenti, “Io e Napoleone” si dipana agilissimo e quasi sfrontato
nella messa in scena, eppure sempre attaccato e partecipe delle figure e delle
idee che vuole raccontare. Il messaggio neppure troppo nascosto sembra quello
di testimoniare, tramite l’allegoria del “tiranno” che imbroglia la massa
troppo ingenua - una situazione paradossale dei nostri tempi (speriamo ormai
passata...): tale sottotesto però non invade mai né soffoca lo svolgimento
della storia, la corposità dei personaggi, la familiarità sincera di molte
scene. Ed in più Virzì non perde quel tocco caustico ed ironico che ha
contraddistinto i suoi migliori momenti di cinema: insieme alla forza
penetrante dell’idea quindi si accompagna anche la precisione dei caratteri e
la loro pungente simpatia. A rendere questo possibile anche la partecipazione
di un gruppo di attori che danno tutti il meglio,e che vanno accomunati in un
unico applauso. Impossibile però non
elogiare in particolare la decisa interpretazione di Elio Germano, a cui
finalmente è stato affidato un ruolo dove capacità istrionica e controllo maturo dello stesso timbro attoriale si
sono fuse alla perfezione; una prova che, oltre alle già riconosciute doti
interpretative, ha evidenziato un notevole carisma.
In un
panorama in cui sembra che finalmente alcuni cineasti tentino di osare qualcosa
di più a livello puramente cinematografico – pensiamo ai recenti exploit di
Sorrentino, Crialese, oppure al Placido di “Romanzo criminale” (id., 2005) – il
film di Virzì sembra confermare questa tendenza e la sua bontà. “N – Io e
Napoleone” possiede la spigliatezza e la solidità di un cinema sicuro dei
propri mezzi, e sopratutto capace di mostrare questa sicurezza al pubblico. Se
Virzì in futuro continuerà a lavorare su sceneggiature così solide ed insieme
sfaccettate, il suo lavoro non potrà che migliorare in profondità.


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N - Io e Napoleone
Per superare finalmente gli squilibri del suo cinema passato, Paolo Virzì ha optato per la soluzione più coraggiosa: un film in costume e il risultato è ottimo

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani