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Monster

Charlize Theron è straordinaria. Un'interpretazione perfetta e realistica che fa di "Monster" non solo una storia vera, ma un film commovente e un ritratto impietoso dell'american way of life.

Monster

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
regia di Patty Jenkins con Charlize Theron e Christina Ricci   Charlize Theron è veramente tutto: bruttissima e grassa (incredibile trasformazione di una Barbie), dalla pelle macchiata e dagli occhi gonfi di birra. Una che ha paura di andare sulla ruota gigante del lunapark, ma è capace di uccidere a sangue freddo sette uomini. Puttana di infimo ordine e donna che sogna di fare il Presidente degli Stati Uniti. E soprattutto fino in fondo lei: Aileen Wuornos, serial killer donna una rarità dalla parlata strascicata e impastata di chi è sempre ubriaco, fino allo sguardo finale di paura e sfida, sconfitta e rabbia. L'Oscar, il Golden globe, il Festival di Berlino e lo Screen Actors Guild, un numero di premi mai dato prima a un'unica attrice. Ci stanno davvero tutti per un'interpretazione così perfetta e realistica che fa di "Monster" diretto da Patty Jenkins non solo una storia vera, ma un film commovente e un ritratto impietoso dell'american way of life. In una periferia della Florida, immobile e squallida come in un quadro di Hopper, strade e villette con il pezzo di giardino davanti, tutte uguali, motel dai letti sfondati e bar dove passare ore a bere, si incontrano due solitudini. Aileen, la puttana da trenta dollari con i jeans fuorimoda, le magliette con le scritte e un passato da incubo e Selby (una Christina Ricci, più crudele che mai), la lesbica adolescente con il braccio ingessato. L'amore sembra essere l'unica ancora di salvezza per Aileen e per averlo è disposta anche a uccidere. Un cliente, Richad Mallory, 51 anni, elettricista, uno come tanti, baffi cappellino da baseball e una moglie a casa. Un boschetto, le frasi di rito e poi lui d'un tratto la colpisce. Aileen si sveglia coperta di sangue e legata al volante, mentre l'uomo la stupra con una spranga di ferro. Una sola via d'uscita: sparare. Poi il nulla, nella grande America un cadavere in un bosco può restare un caso irrisolto. E così Aileen continua a vivere. Ma qualcosa in lei è cambiato. Ormai non può più tornare indietro. Se vuole Selby deve guadagnare, quindi continuare a prostituirsi. E ogni uomo che la fa salire in macchina è lo stesso uomo che ha cercato di violentarla. E' lo stesso uomo che a otto anni la molestava. E' lo stesso che a tredici le ha dato 5 dollari per la prima volta. Ucciderli è tremendamente facile. L'unica serial killer donna giustiziata in America, nata a Rochester nel '56 e finita con un'iniezione letale il 9 ottobre 2002, dopo dodici anni nel braccio della morte, è una donna che ha molto sofferto. Non per questo il film ne fa un'eroina, né cerca di giustificare sette omicidi del tutto insensati e crudeli. Ma sicuramente le dà la dignità di un volto umano: nella ricerca di tentare di cambiare vita, nella sconfitta quotidiana e atavica, come se certe vite fossero segnate, nel cercare di proteggere Selby fino alla fine, quando si accuserà solo per scagionarla. Charlize Theron ha reso immortale un'assassina. La vera Aileen, prima di morire, ha detto: tornerò. Forse, dall'inferno, adesso sorride.
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