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Milena, dalla pelle dura

Una bella rogna il mestiere del giornalista di denuncia. Ancor di più se, a denunciare, è un 'videogiornalista'. Zaino e macchina in spalla, occhi vigili, soli con i propri saldi valori, la rogna diventa missione e la passione 'pelle dura'. Come quella di Milena Gabanelli.

Milena Gabanelli

12.04.2007 - Autore: Paola Marino
Una bella rogna il mestiere del giornalista di denuncia. Ancor di più se, a denunciare, è un ’videogiornalista’, un lupo solitario delle immagini che se ne va in giro a filmare brutture, inganni, dolori del pianeta, senza l’appoggio di una troupe superorganizzata. Zaino e macchina in spalla, occhi vigili, soli con i propri saldi valori, la rogna diventa missione e la passione ’pelle dura’.   Come quella di Milena Gabanelli che nel 1991 introduce in Italia questa nuova forma di giornalismo televisivo, decidendo di abbandonare la troupe e di iniziare a lavorare da sola con la sua videocamera. Tre anni dopo, nel 1994, nasce il programma “Professione reporter” che termina nel ’96 per lasciare spazio a “Report”, forte di un gruppo di giornalisti motivato, determinato con un comune denominatore: la vocazione per la denuncia.   Forse è per questo cammino senza sconti che Milena ama prendere di petto le cose in prima persona, senza filtri. Come quando ha ricevuto la nostra mail con la richiesta di un’intervista: ”Sono un po’ incasinata – ci ha risposto pressoché immediatamente- ma se mi mandate le domande vi rispondo nel week end”. Senza risparmiarsi nemmeno di domenica, alle nostre curiosità ha risposto con una sintesi, che ci ha fatto capire di averle strappato un brandello di tempo prezioso. Un tempo denso di progetti, idee e mille spunti su cui riflettere.   Milena, da più di vent’anni realizzi reportage. Iniziasti nell’82 per Speciale Mixer e non ti sei più fermata. Ma come è o dovrebbe essere un vero e buon reportage televisivo?   M.G.: ”Preciso: nell’82 ho iniziato a fare lavori per la tv, per Mixer ho cominciato nell’89. Un buon reportage deve avere un punto di vista.”   Nella tua biografia si legge che nel ’91 hai introdotto il videogiornalismo in Italia. Che cosa si intende per ’videogiornalismo’ e in che cosa si differenzia da un classico reportage?   M.G.:”Videogiornalismo indica un metodo, cioè quando il giornalista è anche colui che fa le riprese. La differenza è di conseguenza nel linguaggio: più diretto, la forma più imprecisa, gli intervistati che guardano in camera e quindi il telespettatore, maggiore quantità di situazioni.”
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