NOTIZIE

Mai sottovalutare la speranza

Per divertirsi, per sognare, per crescere, per ridere a crepapelle, per avere a che fare con personaggi fuori dagli schemi: per tutto questo c'è Raising Hope.

Raising Hope

01.02.2011 - Autore: Valeria Roscioni
Innumerevoli puntate or sono Brooke in Beautiful chiamò sua figlia Hope perché simboleggiava la speranza di una vita migliore e più serena. Per questo, e probabilmente per molte altre buone ragioni, quando si sente di una bimba chiamata Hope che riporta la speranza non ci si inchina immediatamente di fronte al colpo di genio ma si rimane abbastanza indifferenti, quasi scettici. Poi si scopre che dietro questo titolo così banale, dietro Raising Hope, c’è Greg Garcia, la penna delirante di My Name is Earl, si assiste divertiti ai titoli di testa e, infine, si rimane letteralmente folgorati dai primi dieci minuti di un pilot in cui uno sbarbatello con l’aria da perdente ha il colpo di fortuna che vale una vita: passa una notte bollente con una ragazza fantastica. Salvo poi scoprire, al mattino, che è una serial killer dedita all’uccisione dei suoi fidanzati, che verrà condannata a morte e che a lui toccherà crescere la piccina frutto delle acrobazie nel furgone. Il meccanismo è semplice ma non banale: si prende la realtà, un ventenne di periferia con un’esistenza inutile che fa sesso senza pensarci, la si mescola con il lato duro della vita, omicidi e pena di morte, e poi la si rende accettabile e frizzante grazie all’imprevisto, la splendida lattante.

Per questo Raising Hope prima ancora che una comedy è una sorta di palestra per lo spettatore spinto, insieme al protagonista, ad afferrare la speranza intesa come quel lato della vita che si nasconde nelle pieghe più bizzarre della nostra giornata, pieghe che a volte sottovalutiamo, malediciamo o ignoriamo semplicemente perdendoci tutto il divertimento di riscoprirci cresciuti e migliori. Per questo, e per lo spasso incredibile che non manca mai in ogni episodio, vale la pena seguire le avventure del neopapà Jimmy Chance (ebbene sì il signor Occasione è il padre della piccola Speranza, ma il contesto lo concede) e della sua famiglia di hippie con tanto di bisnonna che insiste a scambiarlo per il nonno defunto. Martha Plimton nei panni della donna quarantenne che si ritrova a improvvisarsi nonna dopo essersi improvvisata madre ai suoi tempi è uno spettacolo che sorprende ogni secondo grazie alla capacità di rendere l’eccentricità senza mai scadere nel grottesco o nella parodia sterile. L’intero cast, il giovane Lucas Neff in testa, sembra essere esperto in quest’arte al punto che nessuna delle imprese surreali in cui si imbarca la famiglia Chance nel tentativo di tenere viva la speranza è mai fine a se stessa. Per questo ogni episodio è un viaggio che parte da una casa trasandata, gira intorno ad un asilo nido e ad un supermercato, e alla fine, pur tornando al punto di partenza fa sentire certi di essere arrivati lontani.

Si è abituati a trovare questa scrittura attenta e consapevole, sempre dedita alla costruzione del lato intimo e affettivo dei personaggi, per lo più nei Family Drama e non nelle Comedy, eppure questa serie è in grado di fare la differenza e far avvistare un nuovo percorso che si delinea all’orizzonte. Raising Hope non dimentica mai che per statuto deve provocare risate,  che spesso suscita fragorose, ma non può fare a meno di accompagnarle con sorrisisi e un pizzico di sentimento.

La "speranza" di vederlo presto è stata esaudia perchè la serie sbarca in prima visione assoluta su Fox ogni giovedì alle 21:50 a partire dal 3 febbraio con il titolo "Aiutami Hope".