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Cinque ragioni per non perdere neanche una puntata di Misfits

Misfits: top five

22.03.2011 - Autore: Ludovica Sanfelice
Chi già lo segue, sa di che razza di follia travolge lo spettatore al contatto con Misfits. Per chi non ne sa niente ecco come spiegare il fenomeno più eversivo della tv.

Misfits

1.    La sfacciataggine.
Mai il mito del supereroe era finito così in basso. Una tempesta di fulmini scarica su cinque ragazzacci impegnati nei servizi sociali una serie di abilità che corrispondono all’espansione dei loro personali disagi. I ragazzi potrebbero approfittare della sorte e farne buon uso. Potrebbero, sì, ma non ci pensano neanche….

Misfits

2.    La colonna sonora.
Da Echoes dei The Rapture che apre in modo acido ed potente lo show si passa per Neil Diamond, Gipsy Kings, Lady Gaga, Prodigy, Chemical Brothers e Dean Martin in un mix spiazzante e beffardo capace di accompagnare armonicamente la scena e di proporsi al tempo stesso come il contrappunto ironico nei momenti più divertenti dello show.

Misfits

3.    La libertà espressiva.

Non si tratta solo di anarchia cool, costruita per piacere al pubblico giovane. C’è una forza nella scrittura di Misfits che avvolge i personaggi delineandoli in modo profondo anche se compiono le azioni apparentemente più insensate. Da queste parti si gode infatti di quell’inspiegabile felicità che solo la totale libertà concede. Gli argomenti più estremi assumono così la dimensione leggera del dialogo senza taboo attraverso un’euforica gioia di vivere lontano da pregiudizi e chiusure mentali fatta di ironia caustica, sincera e disincantata.

Misfits

4.    L’azione.
Non c’è il tempo di compiacersi di quanto una scena sia riuscita che già ch’è un nuovo folle e incredibile ostacolo all’orizzonte. Chi avrebbe mai creduto che uno squallido Community Center immerso nel nulla di un sobborgo londinese potesse trasformarsi in uno spazio tanto agitato e ricco di spunti.

Misfits

5.    Nathan.

Li amiamo tutti questi disadattati, la truzza con l’accento marcato, il nerd inquietante e un po’ perverso… e ci chiediamo come, fino ad oggi, abbiamo potuto accontentarci di Bad Boys come Dylan MacKay di Beverly Hills. Pivelli! Ma a farci scoppiare il cuore adesso è quella mina vagante di Nathan (Robert Sheehan), pozzo infinito di smorfie e contorsioni fisiche da cartoon che, se questo mondo conserva qualcosa di giusto, dovrebbe correre a Hollywood senza passare dal via.

Una raccomandazione spassionata è di guardare lo show in lingua originale con sottotitoli.