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Lo stop ai talk show

Il silenzio ai programmi di approfondimento Rai durante la campagna elettorale provoca un rumore assordante di polemiche che montano. Ma anche La7 ha i suoi guai.

Manifestazione contro sospensione programmi Rai

03.03.2010 - Autore: Francesco Benincasa
Tempi duri per i talk show in TV, sia per quel che riguarda la Rai, sia per quel che riguarda La7, ed in particolare “L’infedele” di Gad Lerner. Se infatti da un lato il Consiglio di Amministrazione della Rai, come è noto, “ha deliberato a maggioranza la sospensione temporanea, per il periodo relativo alla seconda fase della campagna elettorale, della messa in onda dei programmi di approfondimento Porta a Porta (Raiuno), Annozero e L’ultima parola (Raidue) e Ballarò (Raitre)”, dall’altro, invece, la questione è tutta interna, e riguarda la decisione di “soprassedere alla decisione (…) di dedicare la puntata dell’Infedele del 1° marzo 2010 al tema del riciclaggio per il tramite di società telefoniche”, ovvero alla vicenda giudiziaria che ha visto coinvolte, proprio in questi giorni, le società Telecom Sparkle e Fastweb.

Non si sono fatte attendere, com’era naturale, le proteste dei diretti interessati, da Floris a Santoro, per arrivare fino a Gad Lerner, che addirittura sembrava essere sul punto di abbandonare al suo destino La7, ma che si è limitato ad esprimere il proprio dissenso nei confronti della decisione, convinto che la trasmissione “non avrebbe turbato né le indagini né le decisioni che competono alla magistratura”.

Discesa in piazza il giorno 2 marzo, invece, per i conduttori costretti alle sospensioni in casa Rai, con tanto di polemica interna tra Bruno Vespa e Michele Santoro. Se il primo indica infatti in Santoro il vero bersaglio della decisione (“So bene che certe trasmissioni hanno sempre calpestato la par condicio nella sostanza prima ancora che nella forma”), è Michele Santoro a ironizzare, prima di tirare la stoccata al collega. “Vespa e' il mio Gerovital: mi sta facendo tornare ragazzino, e' come quel compagno di classe che indicava l'altro come responsabile” – ha dichiarato, per poi concludere con “Certo, se tutti fossero simili a Vespa forse il problema della cancellazione non si sarebbe posto. Ma la differenza tra me e lui è che io farei le barricate per difendere il suo diritto di esprimersi, lui non restituirebbe il favore (…) La trasmissione di Vespa è vecchia e in affanno. Nessuno lo dice perché è la terza camera dello Stato. Ma i dati d’ascolto parlano chiaro”.

Dalle parole di Michele Santoro traspare anche come il trincerarsi dietro la questione della par condicio non rappresenti un salvagente capace di tenere a galla una decisione di questa portata: “La par condicio è un pretesto, come le elezioni regionali. La questione è più grande. Da un po’ assistiamo a un attacco senza precedenti ai poteri di controllo: la magistratura, l’informazione, la burocrazia, come nel caso della Protezione civile”.

Alla preoccupazione di Santoro si affiancano anche quella di Milena Gabanelli, la conduttrice di Report, che seppur non inserito nella lista dei programmi da sospendere rischia di essere posticipato, e quella di Giovanni Floris, che definisce il tutto in questo modo: “È il trionfo del silenzio sull’informazione. È una situazione che non ha precedenti nel mondo occidentale. Ai giornalisti del servizio pubblico viene impedito di fare informazione: è un danno per l’azienda, un danno per gli abbonati, un danno per il sistema”. Arriva anche la protesta, come sempre composta nei modi, di Corrado Augias, a testimonianza di come la decisione non abbia scontentato solamente i più schierati tra i conduttori televisivi di casa Rai, ma sia invece giudicata inopportuna dalla maggioranza dei giornalisti.

A questo punto la battaglia sembra spostarsi in piazza e in Rete. Nel primo caso i cinquecento manifestanti di ieri a Roma chiedono, per la loro battaglia “civile, prima che professionale”, per l’informazione, che si ridiscutano i termini di una decisione ritenuta sproporzionata e dannosa per l’intero sistema, nel secondo caso, si fanno interessanti proposte di migrazione online, dove poter aggirare il blocco imposto dalla Rai. Si parla infatti di una possibile trasmissione di Annozero da una imprecisata piazza, da mandare in onda via web il 25 marzo. Queste le parole di Santoro: “Il 25 marzo proverò ad andare in onda con una vera e propria trasmissione di Annozero. Non so dove… Sarebbe un boato, una risposta formidabile, squarcerebbe questo silenzio sul quale si vuole costringere il nostro lavoro. Un boato che si trasmette di bocca in bocca, come un tam tam, e bypassare questo divieto”.   

Al pubblico, che in tutta questa confusione è colui che ci rimette davvero, rimane soltanto di esprimere la propria insoddisfazione nei confronti di un’informazione televisiva sempre più carente, che “assolve” con una certa facilità (si veda il caso del TG1 sul processo a David Mills) e che con la stessa facilità viene ridotta al silenzio.
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