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Liturgia di Sanremo

Si è ufficialmente aperta la 61 edizione del Festival di Sanremo e gli ascolti premiano Gianni Morandi. Ma qual è il segreto di un simile successo?

Sanremo 2011

17.02.2011 - Autore: Ludovica Sanfelice
Si può dire di tutto di Sanremo, che è vecchio, noioso, imbolsito, lontano dal mercato, sordo al progresso, ma di fronte a 12 milioni di spettatori gli snobismi e le critiche rimangono al palo o, ad essere più accorti,  fanno parte della macchina. Bisogna quindi affidarsi ad un atto di fede  o semplicemente riconoscere l’ipnosi collettiva in quella natura ostinatamente nazionalpopolare che il Festival custodisce e che Raiuno registra nei propri annali con l’abnegazione di un amanuense. Le vie della kermesse sono insomma infinite e le sue potenzialità sempre sottostimate. A confermarlo arrivano i dati dell’Auditel che ogni anno gridano al miracolo per poi essere superati l’anno successivo. La linea rossa del festival dei biscotti di Antonella Clerici era il termometro su cui misurare gli eventuali successi della squadra di Gianni Morandi che, dopo una serata a fiato sospeso, può finalmente slacciare il colletto e respirare a pieni polmoni il vento fresco del 46%-47% di share.

Ma qual è il vero segreto, il mistero della confessione Sanremo? Quello che è andato in scena in effetti non basta a spiegare il trionfo. Lo spettacolo creato fuori dal palco attraverso il battage pubblicitario, l’adesione compatta di una stampa affamata di chiacchiere rosa sui fidanzati delle ragazze, l’umile Morandi e le sue Iene, gli spettri di una situazione politica ai ferri corti, le attese, le attese, le attese sono state la benzina di una prima serata costruita sulla concessione ben amministrata di poco e niente.

Le Iene
Lo spettacolo per lo più non c’è stato, o è stato opportunamente rimandato con qualche parentesi, una sola a dire il vero, affidata a Luca e Paolo, araldi di un’eversione perfettamente controllata e approvata da una macchina-Festival che finge di mantenere le distanze. “Ti sputtanerò”, che con ironia beffarda ha riadattato un brano presentato qualche anno fa a Sanremo dallo stesso Morandi, mettendo in rima la macchina del fango che infiamma gli scandali politici di Fini e Berlusconi, era davvero così incendiaria? Alzi la mano chi davvero pensava che il Festival, scelto come agorà della vita pubblica italiana per una settimana di febbraio, potesse occultare il cadavere della bufera politica che imperversa sullo sfondo. Fuori questione.

Rodriguez o Canalis?
Altro forte motore erano le ragazze, il cui ingresso sul palco è stato attentamente rimandato per oltre un’ora per trascinare la curiosità all’esasperazione e mantenere l’artiglio sugli ascolti. Esasperati erano però anche i nervi di Belen ed Elisabetta che sul palco sono sembrate così impacciate, terrorizzate, ingessate che Morandi in confronto era Fiorello. Ma se la bellissima argentina è riuscita a tornare in sé recuperando almeno un po’ della spontaneità e della disinvoltura che la distinguono e ha tirato fuori il suo carattere in un tango, la Canalis è rimasta vittima dei suoi spigoli e dei suoi modi frettolosi e schivi perdendo terreno in un twist più leggero ma privo di mordente.

La formula Morandi
Uno su mille ce la fa, ma com’è dura la salita. Qui è racchiusa la formula Morandi, maratoneta della  modestia e della semplicità, della goffa timidezza e dell’eterna giovinezza bambina, che sa fare di vizio virtù intonando la preghiera “restiamo uniti”, infilando le sue mani larghe nelle tasche e sollevando le spalle come a chiedere scusa della propria presenza. Un’acqua tranquilla che sfonda i ponti. Se non è una garanzia lui è perché allora siete cattivi… Eppure a giudicare dal suo Festival un po’ furbo un po’ monastico, bisognerebbe iniziare a credere che non è poi buono come sembra. Comunque la sua scommessa l’ha vinta perché i cantanti si riappropriano del palco lasciando al chiasso gli avanzi. E Amen.

Immagini dal Festival