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L'importanza di essere...alieno

Lo straniero non si conosce ed è per questo che incute angoscia ed inquietudine. E quale migliore rappresentazione della diversità di quella coltivata dal nostro immaginario con la figura dell'alieno?

X-files

12.04.2007 - Autore: Fabrizio Marchetti
Come emerge chiaramente da un saggio critico di Vincenzo Buccheri, il punto di vista della science fiction (SF) televisiva è il punto di vista della scienza delloltre. Uno sguardo capace di guardare oltre il visibile, in grado di leggere il sistema terrestre del futuro come un sistema interamente immerso nella deformazione tecnologica, nellartificialità corporea, nellalterità aliena, al di là di ogni canone estetico basato sullarmonia. In questo senso, lindustria seriale non ha fatto altro che cristallizzare organicamente una ben radicata paura delluomo: quella che si ha nei confronti del diverso, dellaltro da sé, del non io. Lo straniero non si conosce ed è per questo che incute angoscia ed inquietudine. E quale migliore rappresentazione della diversità di quella coltivata dal nostro immaginario con la figura dellalieno? La funzionalità dellapparato televisivo ha poi assolto il proprio dovere, agevolando questa messa in scena con una varietà di mezzi e supporti visivi. E così gli esercizi iconico-didascalici si sono sprecati: limmagine dellextra terrestre è stata letta ora come catartica raffigurazione dellincubo atomico, ora come denuncia dellomologazione, ora addirittura in termini di conflitto tra generi (maschile contro femminile).   Tuttavia ciò che più importa è che sia stata privilegiata la riflessione sullorrendo e sul brutto. Geniale ibridazione tra bestia, automa e uomo, lalieno diviene spesso lesternata incarnazione dei nostri limiti e mali più comuni (\"Visitors\"), altre volte è descritto come unentità imperturbabile e minacciosa, che da tempo ormai è entrata in contatto con noi (\"X-Files\", \"Roswell\", \"Dark Skies\"), altre volte ancora viene dipinto come pacifico essere antropomorfo dal comportamento malinconico (\"Starman\") o bizzarro (\"Mork & Mindy\").   Forti della convinzione che analizzare nello specifico i titoli succitati possa fornire - senza pretesa di esaustività - una descrizione tout-court dei principali tratti distintivi dell E.T. televisivo, procediamo con rigore cronologico, il quale ci impone in primo luogo la trattazione ravvicinata del divertente serial con Robin Williams. Il buffo essere del pianeta Ork deve la sua prima apparizione nel 1978 agli sceneggiatori di \"Happy Days\". Da quel momento, la popolarità di Mork (questo il suo nome) crebbe in modo così esponenziale da convincere i produttori a realizzare un telefilm centrato su di lui. Ad accompagnare Williams nella nuova avventura fu chiamata Pam Dawber, una ragazza dalla bellezza incontaminata, tenera e molto semplice nei tratti, decisamente brava nella recitazione. Le intrigate vicende della coppia costituirono immediatamente un richiamo importante per il prodotto: gli indici di ascolto della trasmissione salirono alle stelle, probabilmente perché il gioco delle coppie (uomo/alieno, identico/diverso, familiare/estraneo, interno/esterno) funzionò brillantemente sulla base della vis comico-demenziale dellinterprete principale. In 98 episodi, Mork non solo riuscì a studiare il tanto decantato comportamento dei terrestri secondo le prescrizioni (da copione) del suo capo supremo Orson, ma fu in grado di consacrare pionieristicamente Williams al rango di celebre istituzione hollywoodiana della light comedy.   Decisamente più cupa (anche se non negativa) fu limmagine dellextraterrestre promossa dal serial \"Starman\". Attenzione sociologica, stile on the road, pathos emotivo ed una riuscita commistione di opposti: il monstruum e la forma, il brutto e il bello, il buono e il cattivo. Insomma, la diversità come indicatore di sensualità, grazia, tenerezza in contrapposizione allorrore che ci circonda, alloriginalità del peccato che ci condanna. L\'opera, in 22 episodi, andò in onda la prima volta nel 1986 sul network ABC, presentandosi immediatamente come il seguito televisivo dellomonimo film di John Carpenter. La stessa trama traeva ispirazione da un particolare narrativo della pellicola: lunione tra Jenny e lalieno dalle sembianze del marito defunto. E infatti Scott Hayden, il figlio nato da quella vibrante passione, a richiamare sulla Terra il padre. Con lui al suo fianco, il ragazzo cercherà di far fronte ai travagli di unesistenza infelice, data la prematura scomparsa dei suoi genitori adottivi.   Realizzato frettolosamente, il telefilm non riuscì quasi mai a convincere. Toni ed appeal lontani anni luce dalloriginale filmico ed il risultato finale ne risentì enormemente. Fu il lato oscuro della figura aliena, comunque, ad entusiasmare maggiormente il pubblico televisivo. Un esempio lungimirante ce lo ha offerto la serie Visitors. Non priva di interessanti trovate a livello di script, la fiction di Kenneth Johnson iniziò ad essere trasmessa dalla NBC nel 1983. Contò allattivo due miniserie: la prima descriveva lincontro ravvicinato e solo apparentemente pacifico tra gli umani e i lucertoloni di Sirio; la seconda era contrassegnata dalla lotta tra il gruppo umano di Resistenza armata e gli orribili invasori, intenzionati a mettere in atto un progetto di conquista mondiale. La discontinuità della messa in onda e linspiegabile interruzione del serial lasciarono non pochi vuoti narrativi ed un profondo senso di delusione presso gli assidui estimatori.   I tempi erano comunque maturi: la tematica del what if stava acquistando presso laudience una consistenza sempre più definita, il gusto per linvasione stava diventando molto più che una voglia passeggera. Sulla scia del rinnovato successo della serie \"Ufo\" (opera inglese in 26 episodi, ideata dai coniugi Anderson e durata la sola stagione 1970-71), i telespettatori hanno così iniziato a reclamare fiction su rapimenti alieni, su verità inquietanti offuscate dal governo per motivi di sicurezza, su protocolli e documenti che attestavano contatti extraterrestri già avvenuti da tempo.   Fino ad oggi, la risposta delle case di produzione si è concretizzata in almeno tre titoli: \"X-Files\", \"Dark Skies\" e \"Roswell\". Sul lavoro di Chris Carter è già stato detto tutto. Cinque serie di enorme risonanza mondiale per cinque stagioni (1993-97) di programmazione. Complotti internazionali volti a mascherare realtà aliene, fenomeni paranormali che coinvolgono direttamente le più alte gerarchie burocratiche-dirigenziali del FBI, le inconfondibili espressioni facciali della più amata coppia di investigatori speciali di tutti i tempi (Duchovny/Anderson alias Mulder/Scully), una sigla musicale destinata ad riecheggiare perennemente nelle nostre menti. Un successo così radicale da indurre la Fox ed il regista Rob Bowman a trarne un film.   Un brio inventivo fuori dallordinario è anche quello che contrassegna il serial tv di Tobe Hooper. Avvalandosi della collaborazione di Bryce Zabel e Brent Friedman, lautore di \"Non aprite quella porta\" e \"Poltergeist\" con \"Dark Skies\" ha dato vita ad una delle tvs opera più intelligenti e complesse apparse finora. A differenza di \"X-files\", il lavoro non si compone di una pluralità di puntate, ognuna con una propria storia, ma presenta una precisa storyline che spazia dalla fenomenologia ufologica ad un accurato revisionismo storico, dalla teoria del complotto alla volontà di documentare rigorosamente uninvasione aliena già in atto. Inutile nasconderlo: lidea di riscrivere la storia recente, risolvendo alcuni casi rimasti enigmatici (lassassinio di Kennedy, le misteriose rivelazioni di Carl Sagan, le visioni psichedeliche di Timothy Leary, etc.) nellottica delle interferenze extraterrestri poteva venire in mente soltanto ad un cineasta brillante (e perturbato) come Hooper, non nuovo a consegnarci degli shockers di ampia portata. Dopo il suo esordio in America sul network NBC il 21 settembre 1996, Oscure presenze è arrivato in Italia solo a novembre del 1997, ospitato da Raidue e totalizzando immediatamente uno share del 9,4%.   Infine, il pensiero va a \"Roswell\", una sorta di documentario per la tv via cavo, basato su una vicenda vera. Il 4 luglio 1947, in una località desertica del New Mexico si schiantò al suolo un oggetto non identificato. Più di una fonte attendibile sostenne che quel
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