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L'era del tapiro

Staffelli, Ghione e i coraggiosi "cavalieri" della tavola rotonda di Ricci: una militanza importante per la satira nazionale, al servizio di un'Italia che contraccambia la dedizione con immutato affetto.

Tapiro

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Truffe, sperequazioni, abusi edilizi, manipolazioni tg, taroccate, inciuci e pubblicità occulte: tali e tanti sono i mali del mondo che, se oggi ne abbiamo una maggiore visualizzazione, ci tocca sollevare tanto di cappello davanti alla schiacciante genialità di Antonio Ricci, leggendario disvelatore delle più scomode verità nazionali. Come il leggendario Artù, anche il mitico ideatore di Striscia la notizia ha imbandito una tavola rotonda dell’interventismo, trasformandosi in re della satira italiana col supporto dei suoi prodi cavalieri mediatici.

Gli inviati di Striscia sono ormai amici di famiglia per il pubblico tv e il loro ostinato coraggio nelle battaglie campali per la difesa della giustizia ha fatto storia in quasi vent’anni di attivismo, con risultati di pubblico beneficio che, dalla regina dello sciogli-pancia al caso Tucker, hanno conquistato la fiducia dei telespettatori. Preistorico e impavido inviato, Valerio Staffelli meriterebbe la medaglia al valore civile, se non altro per le botte prese. Dalla scorta dell’ex presidente Scalfaro al governatore della Banca d’Italia Fazio, da Fabrizio Del Noce a Vittorio Sgarbi, molte le mani illustri che hanno tentato di tappargli la bocca con ceffoni e microfonate, senza tralasciare le minacce ricevute da Zucchero e dai Sottotono, accusati di aver copiato le canzoni.

Nel terzo millennio il valore aggiunto è Ghione, nuovo spedizioniere a caccia di verità, sottratto da Ricci a un passato da attore sexy: anche a lui è toccato passarsi la borsa del ghiaccio per qualche lezioncina rimediata qua e là, ma l’ossigenato Jimmy è senza dubbio -insieme al più recente acquisto Laudadio- uno dei privilegiati viaggiatori di Striscia, giunto persino in Brasile sulle tracce di Mario Pacheco do Nascimento.  Come sbucati da un fumetto anni ’50, Capitan Ventosa, Moreno Morello e Stefania Petix sembrano incarnare il senso stretto della satira di Ricci. Il loro travestimento confonde, spiazza chi è invitato a misurarsi con i loro quesiti.

Chi mai penserebbe di malmenare un uomo con in testa uno stura-lavandini, o un “grande Gatsby” dalla candida mise o, peggio ancora, una signora in giallo col suo cagnolino? Sarà, ma questi supereroi contemporanei indossano un travestimento capace di smascherare gli eroi mancati dei nostri tempi corrotti. A loro possiamo dir grazie di cuore, come del resto agli inviati “regionali” di Striscia Fabio e Mingo, ragazzi della porta accanto di una Puglia bisognosa di sostegno e attenzione, e Cristian Cocco, che in costume tipico sardo dà voce alle più svariate questioni, accompagnato dai colleghi cantori.

Cristiano Militello, ludico contabile di calcistici striscioni, e Patrick Ray Pugliese, dispensatore di gongoli per gongolanti destinatari, chiudono la rosa degli arditi cavalieri di questa nostra era del tapiro, tempo storico della disillusione in cui, per trasformare l’amaro in agrodolce, non resta che aggrapparci alle grandi virtù di una satira medicamentosa.

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