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LE VIE DELLA VIOLENZA

Magnifico esempio di western contemporaneo si presenta come una delle migliori pellicole di questa stagione cinematografica.

Western-road movie

13.08.2001 - Autore: Adriano Ercolani
Magnifico esempio di western contemporaneo ed aggiornato, The Way of the Gun (titolo originale, decisamente più appropriato di quello italiano) è uno di quei film che vanta numerosi debiti cinematografici. Proprio ai grandi western del passato il regista esordiente Christopher McQuarrie - premio Oscar per la sceneggiatura de I Soliti Sospetti (The Usual Suspects,1995)- si è evidentemente ispirato, interpretandoli però con grande senso visivo e lucidissima proprietà del mezzo espressivo. La scena della sparatoria finale, ad esempio, è un lucido ed esplicito omaggio a Il Mucchio Selvaggio (The Wild Bunch,1969), il capolavoro di Sam Peckinpah. Da questa operazione è dunque venuto fuori un prodotto insieme attualissimo e legato al passato, capace a nostro avviso di soddisfare perciò il palato di molti spettatori, purché provvisti di stomaco forte: il film infatti è violentissimo, ma mai gratuito, e riesce nelle scene più sanguinose a creare una sorta di effetto stilizzato ed iperrealistico incredibilmente efficace; ecco allora che le immagini più forti risultano capaci al tempo stesso di ritmo forsennato ma anche di una rarefatta resa visiva. Molto merito della riuscita delloperazione va anche alla sceneggiatura tesa e ben costruita, che alterna sapientemente le scene ad alto tasso di adrenalina con quelle di introspezione dei personaggi. E poi ci sono gli attori, tutti decisamente convincenti; se su Benicio del Toro è ormai inutile spendere altre parole delogio, vogliamo invece sottolineare la maturità raggiunta da Ryan Phillippe, non soltanto ennesimo giovane attore di bellaspetto, ma fine caratterista in un ruolo cinico e romantico allo stesso tempo. Lode incondizionata poi anche al veterano James Caan, grandioso killer disincantato e spietato: magnifici per intensità emotiva i duetti con Del Toro nel bar e con il morente Geoffrey Lewis allinterno dellauto. Le Vie della Violenza è dunque una gemma che deve senza dubbio essere incastonata allinterno di un determinato genere, ma che riesce allo stesso tempo, grazie alle proprie qualità artistiche, a trascendere il genere stesso e riscriverne le regole imposte secondo parametri originali ed innovativi. Questo, naturalmente, soprattutto agli occhi esperti di osservatori di cinema; per lo spettatore normale il film rimane invece comunque un godibilissimo spettacolo; pellicola acida, disperata e piena di personaggi senza speranza di redenzione. Come appunto nella migliore tradizione del re-inventato western contemporaneo.  
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