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La TV secondo Jim

Belushi diverte il Roma Fiction Fest con una Masterclass in cui canta, suona, fa le capriole e si racconta, davvero.

James Belushi Masterclass

26.09.2011 - Autore: Valeria Roscioni
La sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della musica è piena. Il pubblico italiano ama Jim Belushi, ha imparato ad adorarlo con La vita secondo Jim e ora vuole incontrarlo, conoscerlo. “È uguale a Jim” commentano in molti. Hanno ragione. Si muove, parla e scherza esattamente come il personaggio che negli ultimi anni gli ha regalato una popolarità inedita per lui, sempre all’ombra di quel fratello scomparso a cui dedica, di tanto in tanto, parole che trasudano di immensa stima e affetto profondo. Una somiglianza che non è affatto un caso.

James Belushi è Jim:è stato amore a prima vista fin dal pilot. “Quando ho letto il primo copione – racconta l’attore – mi sono detto ‘Questo è quello giusto’ ma c’era qualcosa che non andava: il finale. Nel finale Jim chiedeva scusa alla moglie. Ero stanco di vedere in TV uomini stupidi che si scusano con le loro donne. Volevo raccontare la storia di un uomo e una donna uniti da un forte legame e con dei figli in cui lui non deve mai scusarsi per il fatto di essere un uomo. Alla fine di ogni episodio non vedi mai Jim scusarsi. Lui non ha sbagliato, è semplicemente un uomo e ha fatto quello che poteva fare in quanto tale”. Gli amanti della sit com in questione riconosceranno sicuramente un certo maschilismo sornione e simpatico tipico di molti dialoghi tra Cheryl e il suo imprevedibile marito.

Non a caso Belushi, oltre a comporre la sigla e a curare la colonna sonora, è stato anche regista e co-sceneggiatore della serie: “È  difficile far ridere nel mondo di Jim. Bisogna prestare attenzione ai dialoghi. Servono battute adatte ad una famiglia, che possano sentire anche i bambini”. Eppure a lui la missione è riuscita perfettamente  grazie ad un umorismo spontaneo e un po’ spaccone, lo stesso che gli suggerisce gag in cui estrae slip in pizzo dalle tasche e che gli fa riassumere così la sua carriera: “Qual è stata la mia sfida nel diventare attore? Al liceo giocavo a football e avevo un ruolo centrale. Tutte le ragazze, però, uscivano con il quaterback, quello che aveva la palla. Così ho deciso di darmi al teatro: sette ragazzi e ventuno ragazze. La mia meta? Uscire con loro”. Il pubblico  ride e lui incalza: “Uno dei miei primi ruoli nel film di Michael Mann (Strade violente) è stato esilarante. Venivo ucciso in un modo meraviglioso e in più baciavo una ragazza. Fantastico. Noi attori non veniamo pagati per imparare a memoria le battute, ma per quello che ci succede nella testa quando torniamo a casa e ci diciamo ‘Oddio! Come avrò fatto la scena? Come avrò detto le battute? E lo stesso sarà anche oggi. Tornerò a casa e mi chiederò: come avrò risposto alle domande?”

Eppure se vuole Belushi sa anche essere serio, soprattutto quando parla di TV, un mezzo di cui conosce bene le potenzialità: “ Amo la TV. Non è un caso che ora tutti vogliano fare TV, anche Scorsese. Il mercato delle Cable dà la possibilità a molti progetti di essere realizzati. La cable hanno i mezzi, il budget, il canale di distribuzione. Tutto. La TV è il futuro”. Puoi dirlo forte Jim, puoi dirlo forte.