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"La saison des hommes"

"La saison des hommes"

Cinema delle donne

09.03.2001 - Autore: Andrea Nobile
Moufida Tlatli è una autrice molto considerata nellambito del cinema tunisino. Laureata in montaggio in Francia, ha partecipato come montatrice a molti dei più importanti film tunisini degli ultimi 15 anni. Il suo esordio alla regia, Les silences du Palais, nel 1993, ha raccolto vasti consensi di critica e di pubblico in numerosi festival, tra i quali Cannes e Toronto. Dopo sette anni è tornata al cinema con questo Moufida Tlatli è una autrice molto considerata nellambito del cinema tunisino. Laureata in montaggio in Francia, ha partecipato come montatrice a molti dei più importanti film tunisini degli ultimi 15 anni. Il suo esordio alla regia, Les silences du Palais, nel 1993, ha raccolto vasti consensi di critica e di pubblico in numerosi festival, tra i quali Cannes e Toronto. Dopo sette anni è tornata al cinema con questo La saison des hommes già pluripremiato in numerosi festival. Moufida Tlatli è una autrice molto considerata nellambito del cinema tunisino. Laureata in montaggio in Francia, ha partecipato come montatrice a molti dei più importanti film tunisini degli ultimi 15 anni. Il suo esordio alla regia, Les silences du Palais, nel 1993, ha raccolto vasti consensi di critica e di pubblico in numerosi festival, tra i quali Cannes e Toronto. Dopo sette anni è tornata al cinema con questo La saison des hommes già pluripremiato in numerosi festival. La storia è ambientata quasi per intero a Djerba, una piccola isola dove la tradizione è ancora la base dellautorità. Djerba è unisola popolata quasi solo da donne, perché gli uomini sono costretti a emigrare per trovare lavoro: o vanno a Tunisi a fare i commercianti o sono costretti ad arrivare sino in Francia. La distanza in questo caso non conta molto, e il risultato è lo stesso per tutte le donne dellisola: i loro uomini non possono permettersi di portarle con loro, e così attraversare il mare per raggiungere i mariti è il sogno irrealizzabile di tutte le donne di Djerba. Però, per un mese allanno, i mariti lasciano temporaneamente i loro lavori e tornano a Djerba. Poiché questo mese coincide pressappoco per tutti, esso è diventa appunto la stagione degli uomini, che le donne attendono per tutto lanno. Lapprossimarsi del ricongiungimento familiare è accompagnato da un periodo di preparazione, di cura del proprio corpo, di impazienza crescente. La saison des hommes ci regala uno spaccato di una di queste famiglie allargate di Djerba: Aicha (Rabia Ben Abdallah) e Said (Ezzedine Gannoun), prima di tutto. Lui vende tappeti a Tunisi, lei è particolarmente insofferente nei confronti dellautorità matriarcale della suocera (Mouna Noureddine), che secondo la tradizione è a capo della famiglia allargata, composta quasi esclusivamente di mogli e figli. Aicha vorrebbe seguire Said a Tunisi, e per riuscirci impara a tessere dei tappeti che Said scopre di poter vendere con estrema facilità. Ma non sarà facile per Aicha realizzare il suo sogno. La storia inizia in realtà a Tunisi, dove finalmente Aicha è riuscita ad arrivare, quando, ormai separata dal marito, decide di tornare nella sua isola natale nella speranza che il figlio malato possa trarne beneficio. Il ritorno a Djerba, dove la accompagnano anche le altre due sue figlie, è loccasione per ricordare gli episodi della vita passata, che presto prendono il sopravvento nella narrazione. Ne risulta un ritratto dellintera vita familiare che, sebbene imperniato sul matrimonio tra Aicha e Said, non si esaurisce nel racconto della vita degli sposi né in quella dei figli. La saison des hommes è un film che, pur scontando qualche lentezza eccessiva, è in grado di emozionare e a far entrare anche lo spettatore occidentale in un mondo le cui tradizioni, se raccontate in altro modo, sarebbero potute risultare incomprensibili. Laffetto con il quale Moufida Tlatli sta dietro alle sue protagoniste, lottima recitazione delle stesse, nonché labile intreccio di passato e presente riescono a far immedesimare lo spettatore, soprattutto per quanto riguarda la parte del film ambientata nel passato: la mortificazione dellattesa superata solo con la tenace speranza di attraversare linsormontabile mare attorno a Djerba, questo stesso miraggio che si trasforma in disillusione, tutto è reso in modo vivido, senza cadute di tono. Ecco come la regista, che ha avuto lidea del film dopo aver conosciuto una donna di Djerba che non aveva mai visto neanche il capo opposto dellisola, spiega la situazione di queste donne: malgrado il loro isolamento e la loro solitudine, le donne della mia terra sopravvivono grazie allo humour e alla derisione. Ancora oggi non osano affrontare il presente. Quello che per gli occidentali potrebbe apparire banale, viene da noi spesso considerato molto audace.    
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