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La ruota del Dopofestival

Dopo un tira e molla durato circa due settimane, alla fine Vittorio Sgarbi non era lì ieri sera a coordinare il Dopofestival, affidato a Giancarlo Magalli che, cortese, poco dopo ha ceduto il passo a Pippo Baudo.

sanremo

12.04.2007 - Autore: Teresa Manuela Plati
04.03.03   Dopo un tira e molla durato circa due settimane, alla fine Vittorio Sgarbi non era lì ieri sera a coordinare il Dopofestival, affidato – invece – a Giancarlo Magalli che, cortese, poco dopo ha ceduto il passo a Pippo Baudo reduce dalla prima serata del festival che – a parte l’edicola di Gianni Ippoliti – sembra abbia raccolto solo consensi e lodi. Dedicato ai commenti sulle canzoni, ospiterà i cinque componenti della Giuria specializzata, i giornalisti della Sala Stampa del Festival e un cast fisso composto da Simona Izzo, per le curiosità sui testi delle canzoni; la bella Michelle Bonev, esperta internazionale di immagine e di moda; Monica Setta per le indiscrezioni dalla Sala Stampa; Gianfranco Vissani che delizierà con le sue creazioni culinarie gli ospiti e Adriano Aragozzini esperto storico della chermesse sanremese. Stanchi ma ancora eccitati erano presenti, ovviamente, anche i veri protagonisti del festival: i cantanti, con una delusa Iva Zanicchi che – alla prima prova – recupera un ultimo posto dalla giuria da casa nonostante il nuovo look e l’emozione di una new entry. Pippo Baudo, fresco di un bacio della Littizzetto, commenta il pezzo dell’Iva nazionale positivamente: “una canzone intensa, un testo importante che forse ha solo bisogno di essere riascoltato”. In ogni caso, per lei i buoni commenti nel festival si sprecano. Non è così per Luca Barbarossa accusato non troppo velatamente da Luzzato Fegiz di avere copiato una parte della sua canzone da “Il bandito e il campione. “Il mio brano” ha aggiunto Barbarossa tranquillo “riassume più elementi tratti dalle danze ungheresi di Brahms seguendo, poi, il filone folk. Un esperto di musica oltre a riconoscere la canzone che ha citato Fegiz che – tra l’altro - è di Luigi Grechi non di De Gregori, può riconoscere le affinità per un genere simile, ma non il plagio che da parte mia non c’è mai stato. Detto ciò, la prossima volta che mi esibisco canto direttamente “La donna cannone” ...chissà che non vinca sul serio”. Zittito Fegiz il Dopofestival continua con la sua ruota. Simona Izzo si innamora delle canzoni di Anna Oxa, di Iva Zanicchi - che trova malinconica ma bella - e di Fausto Leali della quale apprezza tutto tranne il testo. Cita Flaiano, la Izzo, per avallare la sua opinione, quando ribadisce la “difficoltà della sintesi” la stessa che Baudo e Fegiz trovano “un’arte difficile, ma ben articolata nel testo di Leali scritto di fregnacce con un gioco un po’ foné”. Se si può considerare un buon commento... Non è in discussione, invece, il genere di Sergio Cammariere che fonde sonorità jazz con un suo personalissimo stile e della giovane Dolcenera intensa e determinata. Membri della giuria specializzata, sottolineano l’unico errore grande del festival: fare ascoltare loro le canzoni registrate in prova e risentire le voci degli artisti dal vivo con qualità di suono ed estensione di voce ovviamente diverse. Quietando questo commento di troppo, Baudo aggiunge che ci sono ancora quattro giorni per
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