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La prossima tv

La prossima tv

Televisioni

12.04.2007 - Autore: Marcello Berengo Gardin - Capo Redattore di Satellite
Prendete il tipico teleshow del sabato sera di Raiuno, quello che ogni autunno ci accompagna di settimana in settimana fino all\'estrazione finale della Lotteria Italia. Con il budget a disposizione dei produttori per ogni puntata, è possibile costruire il palinsesto mensile di un canale tematico. Miracoli della new economy? Non proprio: la tv tematica è, per definizione, un modello produttivo a basso costo. E non per questo è un prodotto di basso profilo. Il pubblico dei canali tematici è attento, esigente, interessato e poco disposto a lasciarsi anestetizzare il cervello da programmi di scarso valore. Al contrario, il telespettatore della nuova tv cerca, all\'interno della programmazione dei canali tematici, il rigore e la specificità, quegli stessi elementi che in un\'edicola vengono offerti dai periodici specializzati. Per accontentarlo, con un budget solitamente inferiore (spesso di parecchio) al miliardo al mese, si fanno salti mortali, e non sempre l\'esercizio riesce. In Italia intanto, dove la tv si mastica prima ancora di avere i denti in bocca, gli sforzi dei nuovi \"content provider\" televisivi stanno cominciando a dare buoni frutti. All\'ombra dei padelloni parabolici, negli ultimi due anni sono spuntate come funghi decine di canali tematici. E non solo nel settore delle tv a pagamento: le sorprese sono arrivate in particolare tra le emittenti \"free to air\", disponibili in chiaro a tutto il popolo del satellite. Ci sono canali che parlano di cucina, cinema, arte, cultura, informatica e telecomunicazioni, musica, motori, sport, economia, e ci sono progetti, sempre più concreti, di ulteriori emittenti verticali, dedicate ai temi più disparati: salute e benessere, cavalli, abiti da sposa, videogiochi, ecologia... Ci sono grandi conglomerati pronti a declinare i contenuti delle loro produzioni cartacee sul piccolo schermo, e piccoli editori che vogliono muoversi rapidamente nel settore della tv a tema, sognando magari un posto al sole sulla spiaggia della convergenza digitale, dove tv, web e servizi evoluti (magari interattivi) convergeranno nei prossimi anni. C\'è una grande fame di idee, non necessariamente geniali, ma sufficientemente originali da attrarre sul proprio canale le famose \"nicchie\" di telespettatori: nulla a che vedere con i milioni di teleutenti necessari ad un canale generalista per essere preso in considerazione dalle agenzie pubblicitarie, ovviamente. Un pubblico selezionato, con interessi specifici per argomenti ben definiti, che pur se numericamente poco rilevante può comunque attrarre gli investimenti di chi vuol promuovere prodotti particolari. E ci sono, naturalmente, i nuovi teleutenti. Almeno due milioni e mezzo di spettatori parabolizzati, una cifra destinata a raddoppiare nell\'arco dei prossimi quattro anni. A questi, andranno lentamente ad aggiungersi i fruitori della tv digitale terrestre, quelli della web tv, quelli della \"anywhere television\". Nell\'arco dei prossimi anni, il pubblico di queste tv avrà la possibilità di muoversi tra centinaia di canali, modulando il palinsesto in base ai propri interessi, svincolato dagli orari rigidi della programmzione tradizionale, coadiuvato dai Personal Video Recorder, dalle tecnologie \"Push\", dal broadband della rete. Sorge spontaneo un dubbio: a quel punto, avrà ancora senso spendere mezzo miliardo per produrre una puntata di \"Carramba\"?  
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