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La generazione rubata

La generazione rubata

La generazione rubata

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Regia di Phillip Noyce Con Kenneth Branagh e Everlyn Sampi   Da almeno ventanni lAustralia cova un complesso di colpa antichissimo dovuto a ciò che i coloni bianchi hanno fatto agli aborigeni. Una vergognosa pagina di storia ricordata da «La generazione rubata» dellaustraliano Phillip Noyce, tratto da un romanzo dellaborigena Doris Pilkington Garimara, figlia della protagonista di questa storia vera. Fino al 1972 un olocausto silenzioso si è svolto nella civile Australia. Un raffinato omicidio di massa, apparentemente incruento, con il quale si obbligava una civiltà a slavare il suo sangue, mischiandosi obbligatoriamente con i bianchi fino a scomparire. Perth, 1931: Molly (14 anni), Gracie (10) e Daisy (8) vengono strappate dalle braccia della madre su ordine di Mr.Neville (Kenneth Branagh, cattivissimo con riga in mezzo davvero inquietante) per essere condotte alla colonia-lager di Moore River e qui educate alla maniera dei bianchi. Neville, un burocrate inglese incaricato della tutela degli aborigeni nellOvest, è luomo che, per 40 anni, ha avuto su di loro potere di vita e di morte. Esecutore crudele della separazione dei bambini mezzosangue dalle loro famiglie indigene. Le tre bambine non sopportano il distacco dalla madre e le umiliazioni di quella specie di carcere, così, spinte da Molly, la più grande e forte, decidono di fuggire, anche se davanti a loro ci sono 1500 miglia da percorrere e dietro cè lincubo della guida Moodoo (il più famoso attore aborigeno, David Gulpilil), uno che non si è mai fatto scappare un prigioniero. La fuga delle bambine è straziante. Senza cibo, con gli abiti a brandelli, impaurite da chiunque incontrino, cercano il loro villaggio Jigalong, seguendo lunico riferimento conosciuto: la rabbit-proof fence, una barriera che attraversa il Paese, eretta nel 1907 per arginare il dilagare dei conigli (importati dai bianchi e letali per i pascoli) verso Ovest. Paesaggi lunari, deserto, arbusti, sconfinati spazi e una strepitosa colonna sonora di Peter Gabriel rendono ancora più angosciante questo viaggio del dolore. La fine è commovente, la vera Molly, da vecchia, racconta nella sua lingua cosa le è accaduto: si è sposata, ha avuto due figlie che sono state portate a Moore River, dove lei è andata a riprendersele per fuggire ancora a piedi con la più piccola. Laltra, Doris, dopo anni di «collegio», è riuscita a testimoniare con il libro la sua storia. Phillip Noyce, autore di «Ore 10: calma piatta» (che ha lanciato Nicole Kidman) e «Il collezionista di ossa», torna alle sue radici, con una speranza dichiarata: «Che il pubblico si lasci coinvolgere tanto dal desiderio di veder tornare a casa le bambine da dimenticare qualsiasi differenza di razza e vivere solo la loro pena».