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La fotografia dei nostri tg

Sappiamo tutto sulle scarpe di Paris Hilton, ma l'approfondimento latita sui tg di casa nostra. Lo dicono i dati del Rapporto sulle Crisi Dimenticate di Medici Senza Frontiere.

Informazione e disinformazione

23.04.2010 - Autore: Francesco Benincasa
Una scena indimenticabile, che forse qualcuno ricorderà ancora. La giornalista Mika Brzezinski, nel corso del programma mattutino “Morning Joe” in onda sulla rete MSNBC, si rifiuta di aprire il notiziario con le immagini della scarcerazione di Paris Hilton, tentando anche di bruciare il foglio dove era riportata la notizia, prima di strapparlo e distruggerlo infine nella macchina trita-documenti. Eravamo nei mesi estivi del 2007, e proprio da quell’episodio Medici Senza Frontiere, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, prese lo spunto per andare a scovare il numero dei servizi dei telegiornali italiani che trattassero il “fenomeno Hilton” rispetto al numero di servizi dedicati nello stesso periodo a 5 teatri di guerra in Africa: Darfur, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Ciad. Ebbene, ne venne fuori che l’ereditiera più mediaticamente sovraesposta del mondo aveva ricevuto per 63 volte le attenzioni dei nostri telegiornali, mentre le crisi degli altri 5 paesi, prese tutte insieme, erano state sotto i riflettori 41 volte in tutto.

Un argomento di stretta attualità, quello della progressiva “tabloidizzazione” delle news e della costruzione dell’agenda dei notiziari, che è stato addirittura al centro del dibattito per l’assegnazione dei recenti premi Pulitzer, con la discussa candidatura del National Enquirer al premio, e che è stato anche rilanciato in questi giorni al Festival del Giornalismo di Perugia dalla giornalista del TG1, Tiziana Ferrario, che ha denunciato la progressiva perdita di credibilità e lo scadimento qualitativo del telegiornale di punta del servizio pubblico. Un argomento che è anche al centro del rapporto di Medici Senza Frontiere (MSF) sulle “Crisi Dimenticate” del 2009, i cui dati sono stati da poco presentati. E undici anni dopo la prima pubblicazione del rapporto, sono ancora di stretta attualità le parole del direttore di MSF Stati Uniti, quando nel 1998 spiegava come: “senza un’informazione adeguata viene a mancare la possibilità di creare una risposta da parte delle persone e della società a eventi che hanno conseguenze negative su molte persone e che potrebbero un giorno averle anche per noi”.

Utilizzando un criterio a “maglie larghe”, che tende a comprendere anche le notizie che riguardano le crisi umanitarie del pianeta non in modo diretto, ma mediato attraverso altre notizie di politica o di cronaca, è risultato dalle analisi di MSF del 2009 che i nostri TG - il campione preso in considerazione riguarda quelli dei tre canali Rai e dei tre canali Mediaset - dedicano a argomenti come AIDS e malnutrizione, malattie dimenticate e crisi umanitarie nei paesi in conflitto, solamente il 6% dello spazio complessivo, con un trend che negli ultimi 4 anni ha visto una progressiva riduzione da quel 10% registrato nel 2006. È la sola RaiTre ad alzare la media, con il suo 10% circa, mentre Studio Aperto di Italia 1 è il fanalino di coda, con solo il 3,43% dello spazio complessivo concesso alle crisi umanitarie considerate nella “top ten” da MSF.

Ne emerge così che i nostri telegiornali nel corso del 2009 ci hanno fornito abbondanti informazioni sull’apertura e sull’andamento dei saldi, con 122 notizie dedicate all’argomento, praticamente le stesse dedicate nell’arco dei dodici mesi alla malnutrizione in generale sul pianeta. Un vero e proprio caso sono poi i “delitti celebri” dell’informazione italiana, con Garlasco e Perugia alla ribalta delle cronache per un totale di 585 e 536 notizie rispettivamente, oltre il doppio di quelle dedicate alla situazione in Pakistan e cinque volte di più delle notizie su Sudan, e Darfur in particolare. Si difendono bene anche le notizie dedicate ai mesi caldi estivi, con le solite raccomandazioni e le varie emergenze caldo, diventate un vero cavallo di battaglia da anni dei nostri telegiornali, tanto da occupare sostanzialmente gli stessi spazi dedicati complessivamente all’Iraq. C’è poi da dire che gli argomenti selezionati da MSF nella lista delle “crisi dimenticate”salgono alla ribalta della scena molto spesso quando collegate ad eventi di cronaca che toccano soldati italiani o comunque personaggi collegati alla politica italiana. Serge Halimi, direttore di Le Monde Diplomatique, definì benissimo questa tendenza come “prevalenza dell’ombelico”, ovvero quella tendenza dei media al restringimento degli orizzonti informativi in direzione di una loro progressiva provincializzazione.

Un quadro insomma che fa riflettere sulla rappresentazione della realtà operata dai telegiornali di casa nostra, che non si perdono un secondo delle vicende di gossip collegate a Carla Bruni o Elisabetta Gregoraci, spruzzando abbondantemente il tutto con dosi massicce di cronaca rosa, cronaca nera e notizie di costume, nell’ottica di ottenere una maggiore spettacolarizzazione dei notiziari, pur perdendo progressivamente di vista l’approfondimento che richiederebbe una tempistica meno frenetica di quella attualmente in voga e un certo impegno da parte dello spettatore.

Due richieste davvero così impossibili da soddisfare di questi tempi?
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