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La fiction dopo l'11 settembre

Si è detto da più parti che dopo l'11 settembre anche per i media qualcosa è cambiato: prima di tutto, quel giorno ha segnato una specie di 'grande collasso mediatico'.

Third watch

19.05.2009 - Autore: Elena Vairani
Si è detto da più parti che dopo l11 settembre anche per i media qualcosa è cambiato: prima di tutto, quel giorno ha segnato una specie di grande collasso mediatico. Dopo l11 settembre sembra che la tv batta il cinema per 1 a 0. Questo lesordio di Gianni Canova, direttore del mensile di cinema Duel, che ha aperto un interessante dibattito subito dopo la proiezione del filmato, alla presentazione della nuova fiction americana dedicata alle Torri Gemelle e acquistata da Mediaset. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Leo Damerini, portavoce di Mediaset, Dario DAmbrosio, comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Milano e la Dottoressa Milly Buonanno. Il discorso di Canova ha analizzato il cinema e la televisione dopo l11 settembre, come sono cambiati soprattutto nel linguaggio. I due media hanno avuto reazioni diverse alla tragedia: mentre sembra che il cinema sia crollato in ginocchio davanti a quanto accaduto ed abbia perso ogni capacità di parlare, la televisione al contrario, forse anche a causa del rapporto mimetico, a volte parassitario, che mantiene con la realtà e soprattutto con la cronaca, è rinata, rilanciando le news e la fiction. Third Watch non mostra quanto abbiamo già visto e nemmeno le rovine di ora, effettua pudicamente unellissi temporale. Il fantasma delle rovine è stato come digerito e assimilato. Canova cita il filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel a proposito delle rovine, viste come somma di spirito e materia; le rovine delle Twin Towers sono invece solo materia senza spirito perché quello è nel nostro cuore. Queste rovine non ci parlano di qualcosa che cera prima, ma di ora e qui. Il vantaggio della televisione probabilmente è dovuto anche ad unaltra grossa differenza tra i due media; la televisione sfrutta principalmente la diretta, mentre il cinema è sempre e comunque in differita, rende cioè visibile ciò è già accaduto o non è ancora accaduto. Il cinema aveva già raccontato lattacco, ad esempio nel 1997 con Fuga da New York; dopo l11 settembre si autocensura, non ne parla; le immagini delle Twin Towers sono state anche tolte dai trailer di \"Spiderman\", e il film di produzione italiana \"Merry Christmas\" che doveva essere girato a New York ma ha trasferito il set ad Amsterdam. Le dichiarazioni di Hollywood a caldo erano state contro la violenza nei film, subito smentite da una successiva corsa ad anticipare le uscite di pellicole di argomento bellico, ad esempio Behind Enemy Lines di John Moore oppure lultimo di Ridley Scott. Sono film tratti da eventi reali, drammatizzazione e spettacolarizzazione di conflitti e guerre accaduti. Al dibattito è intervenuta anche Milly Buonanno, docente allUniversità di Firenze e Direttrice dellOsservatorio della Fiction italiana, che ha brevemente illustrato i caratteri della fiction del nostro paese sottolineando le profonde differenze culturali e industriali di questa rispetto a quella americana, differenze che impediscono alla fiction di creare un rapporto immediato con la cronaca nel captare e narrare gli eventi. In America la fiction non si ferma mai e proprio per questo registra subito i cambiamenti sociali, politici e culturali, ha una velocità di assimilazione e produzione che in Italia non è nemmeno pensabile; da noi manca soprattutto il linguaggio, un codice quotidiano in grado di esprimere visivamente i sentimenti e le esperienze collettive della comunità.  
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