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La domenica italiana

Pioggia di critiche sulla puntata di "Domenica In" dello scorso 25 Aprile, che ha trasmesso l'intervista di Paolo Bonolis al serial killer Donato Bilancia. Quali sono gli obbiettivi di 'Nostra Signora di viale Mazzini', l'impegno sociale o l'audience?

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12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Ricordate? Anni fa la sigla di “Domenica In” cantava ‘La domenica italiana è una domenica serena’. Oggi, quella garanzia in musica cede il passo a nuove meccaniche che mettono in discussione lo scanzonato appuntamento settimanale con lo spettacolo popolare made in Italy.   E già, perché, il 25 aprile scorso, “Domenica In”( in onda ogni domenica alle 14.00 su Raiuno) ha pensato bene di aprire un dibattito sui percorsi che la tv dovrebbe intraprendere, ovviamente sulla pelle degli italiani che si sono imbattuti nella tanto discussa intervista a Donato Bilancia, attualmente residente nel carcere di massima sicurezza di Padova per diciassette omicidi, tradotti dalla giustizia in tredici ergastoli.   Con il bene placet del ministro Castelli, l’intervista ha avuto luogo proprio nel claustrofobico contesto, in cui Paolone nazionale ha intervistato il seriale omicida come se fosse un “personaggio”, e probabilmente lo è, perché Bilancia ha raggiunto le vette del male assoluto.   Tv dell’impegno sociale? Indubbiamente ci piace l’idea di un’informazione efficace ed esauriente, ma perché contestualizzare questo obbiettivo in un contenitore nazional-popolare che, da sempre, ha garantito la volontà di voler ‘alleviare’ le pene degli italiani regalando qualche ora di svago?   Perché doversi tutelare dalla tv anche di domenica? Come spiegare ai bambini che oggi “Domenica In” -nella sua fascia serale- non è anche per loro? In un momento storico in cui diventa sempre più penoso riuscire a pranzare davanti al tg, in questo periodo di grande disincanto sociale e politico, l’italiano non chiede che leggerezza, distrazione, quasi ‘riscatto’ da una settimana di disastri e cattive notizie. Anche se da lunedì si ricomincia a deglutire la realtà, anche se la domenica italiana è solo un tentativo illusorio per proporre la formula casereccia del ‘volemose bene’. Va bene anche l’illusione, se rinfranca un po’.   Ma se non si tratta di tv dell’impegno, sorge il legittimo dubbio che la progettualità della Rai abbia puntato al più classico dei fini televisivi, vale a dire l’audience.   Ci risiamo. Lo spettatore è, si, il fine ultimo del prodotto, ma incastonato nella logica della quantità, e non della qualità. I ‘mostri’ in tv fanno ascolto, e quest’intervista avrebbe forse garantito la vittoria sulla squadra di “Buona Domenica”.   E invece no. Hanno vinto gli inciuci gossippari di Costanzo. 5.117.000 spettatori hanno preferito Costantino e Alessandra, contro i 4.259.000 italiani che, allibiti o meno, hanno trascorso la domenica sera in carcere con Bonolis. Le cifre parlano chiaro: abbiamo bisogno di evasione dalla realtà, almeno una volta alla settimana.   Divertimento e leggerezza, questa la richiesta del consumatore tv della domenica. Un po’ di tregua dall’ansia e da una quotidianità sempre più intricata. Attendiamo tutti fiduciosi che ‘mamma Rai’ ci restituisca il nostro diritto alla leggerezza e che, proprio come una madre amorevole, ci tolga –almeno di domenica- i cattivi pensieri di una realtà troppo spesso mostruosa.
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