Un impero costruito sulla sabbia. Questo è il Miramar Playa Hotel, lussuosissimo albergo sorto sulla spiaggia di Miami di proprietà di Ike Evans. Un uomo ambizioso che, dietro buone maniere, ha seppellito scelte sbagliate e compromessi pesantissimi. Dalla finestra della sua stanza, Ike oggi affaccia sul mare, e se guarda bene, quando il cielo è limpido, può quasi vedere Cuba e, considerando che corre l’anno 1959 è meglio che la tenga d’occhio. Sono i giorni della rivoluzione castrista e tra esuli, servizi segreti e traffici illeciti, la città di Miami sembra il centro del mondo, un mondo strano e turbolento. Sotto il sole verticale di questo paradiso creolo infatti, le ombre diventano lunghissime. Con queste premesse accattivanti e glamour Starz lancia un guanto di sfida alla AMC che con Mad Men ha promosso uno stile e una narrazione retrò conquistando pubblico, critica e riconoscibilità in un’unica mossa. Lo show si chiama Magic City e ha già in cantiere una seconda stagione. (Le immagini del cast dello show)
In America ha debuttato la scorsa settimana e qui vi raccontiamo come ha reagito la stampa, più o meno compatta nell’apprezzare le atmosfere e nel sottolineare una certa inefficacia della storyline.
Linda Stasi del New York Post promuove la serie, pur esprimendo qualche riserva: “Meno clichè, meno tette, e avremmo qualcosa di grande”.
Tim Goodman dell’Hollywood Reporter si mostra più fiducioso: “La scrittura è buona, la recitazione è ottima, e l’ammontare della nudità che distrae è eccellente. Starz dopoil cult Spartacus e l’acclamato Boss potrebbe aver trovato un nuovo mattone su cui edificare”.
Alessandra Stanley sul New York Times scrive: “Sembra I Soprano al tempo di Mad Men. La serie è un trionfo di musica, set design, illuminazione, ma senza immaginazione. La Miami Beach degli anni 50 è indimenticabile. Questo lucente tributo è gradevole, non è memorabile”.
Della stessa opinione è Robert Lloyd del Los Angeles Times: “Fisicamente è un bello show, impeccabilmente disegnato e fotografato, pieno di persone affascinanti, con abiti affascinanti, nell’affascinante luce della Florida. Magari il drama fosse altrettanto convincente. Sono incline ad accordare allo show ancora qualche episodio per approfondirsi o rabbuiarsi o convincermi, o persino definirsi come un melodramma artificiale che preferisce le sensazioni al senso”.
Più duro in commento del Newsday: “La visione di Magic City è drammaticamente inerte, equivale a nuotare in una vasca di colla”.
E ancora più aggressivo quello di Matt Zoller Seitz per Volture: “Magic City ha il potenziale del guilty pleasure, ma non è né peccaminoso né piacevole. Se ne sta lì, sdraiato sotto il sole caldo, svegliandosi ogni tanto per girarsi sull’altro lato o riempire il suo drink. E’ il genere di show in cui un personaggio racconta la parabola dello scorpione e della rana e recita come se non l’avessimo mai sentita prima. Si, davvero”.
La diligenza di Mad Men può insomma proseguire il suo cammino senza grossi intoppi, minacce reali all’orizzonte non ce ne sono…


NOTIZIE
La critica USA vs Magic City
Magic City non convince la critica americana che riconosce il fascino della confezione ma non sembra apprezzare il contenuto.

12.04.2012 - Autore: Ludovica Sanfelice