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Jodie la curiosa

E' arrivata a Roma per presentare il suo ultimo film "Flightplan - Mistero in volo" Jodie Foster. Curiosa come una bambina ci ha raccontato dell'esperienza con Sergio Citti, della sua casa di produzione e dei prossimi impegni da attrice e da regista

Jodie Foster

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano
Che ricordo ha di Sergio Citti?  
Sono stata molto triste quando ha saputo della sua scomparsa. Ho dei bellissimi ricordi legati a lui. Sergio era un uomo molto allegro. Sul set urlava, cantava e ballava. Voi italiani siete strani durante le riprese. Mentre recitavo mi strillava cosa dovevo fare.

Come sceglie i copioni?  
Scelgo i film per due motivi. Il primo è per la sceneggiatura. Cioè per lo spessore della storia e la sua struttura. Il secondo è per il regista. Se non ho fiducia nelle capacità di chi mi dirige la mia recitazione di conseguenza è mediocre.

Lei che è anche una madre è stata particolarmente colpita da questa storia?  
Se sei in un luogo affollato e perdi di vista tuo figlio anche per un minuto, entri nel panico e hai un senso di disperazione totale, quasi angosciante. Sei incapace di ragionare. Comunque voglio precisare che anche se il film tenta di essere lo specchio della vita è sempre molto difficile capire cosa si possa provare con un dolore così forte.

E’ vero che la sceneggiatura prevedeva un uomo nel ruolo del protagonista?  
Si. Stavano quasi per iniziare le riprese (“Flightplan – Mistero in volo”) quando il mio agente ha avuto la sensazione che una donna funzionasse di più nell'evoluzione della storia. Infatti nel primo script il protagonista era un ingegnere che non conosceva affatto la figlia e il suo mondo. Qualcosa non funzionava nella sceneggiatura soprattutto quando l’uomo andava in tilt per la scomparsa della figlia. Invece una donna che perde il controllo e va fuori di testa viene subito etichettata come un’isterica e questo, credo, che abbia reso molto di più sul risultato finale.

E’ un ruolo simile a quello interpretato in “Panic Room”?  
Effettivamente sono ruoli simili dove due donne, due madri lottano sole per la salvezza delle proprie figlie. Mi piacciono i personaggi chiusi in luoghi claustrofobici. Ma mi interessava il fatto che in questo film il punto di vista della macchina da presa è quello della protagonista. Così la mdp si muove in relazione alla mia paura e alla mia angoscia. Mentre in “Panic Room” la camera è neutra, è lo specchio che riflette i sentimenti.

Ma lei non interpreta solo ruoli da protagonista. Com’è nata la collaborazione con Jeunet?
E’ stata un esperienza bellissima. Mi è piaciuto tanto recitare in “Una lunga domenica di passioni”. In America non mi offrono mai ruoli più piccoli, ma io se lo script è buono e stimo il regista sono pronta ad affrontare qualsiasi ruolo, magari anche in una commedia.

Come va il suo lavoro da produttrice? E da regista?  
Purtroppo abbiamo dovuto chiudere la mia casa di produzione (Egg Pictures) Abbiamo realizzato dei buoni film, coraggiosi, ma per me stava diventando molto difficile condividere anche questo ruolo.
Ora sto preparando un film dal titolo “Sugarland” che racconta la storia di emigranti giamaicani che arrivano a cercar lavoro nel Sud delle Florida. Il film lo dirigo e lo interpreto insieme a Robert De Niro.
 
Ha cominciato a lavorare in questo mondo a 3 anni. Ora come si sente? 
Ovviamente il mio approccio è cambiato. Crescendo inizi a conoscere te stesso anche dal punto di vista creativo. Ti rendi conto cosa ti rende felice e cosa vuoi fare. Sono arrivata alla conclusione che sono più felice quando riesco a tenere il più possibile separata la mia vita privata da quella professionale. Ma anche se vorrei girare sempre meno film, amo il cinema e vorrei avere una carriera lunga fino a 70 anni!