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J.J. Abrams in incognito

Su Joi debutta Undercovers, ultima prova di J.J. Abrams che malgrado o a causa del pedigree reale non ha convinto il pubblico...

Undercovers

02.02.2011 - Autore: Ludovica Sanfelice
Non è facile chiamarsi J.J. Abrams, non sempre almeno. Perché se è vero che il nome basta perché i network inizino a fregarsi le mani, ci sono volte in cui le attese sono così alte e profilate che non ci vuole molto a mancare il bersaglio.

Dopo Lost il pubblico ci ha messo un po’ a digerire Fringe, eppure non si può dire che la qualità e la fattura del nuovo show fossero mediocri. Al contrario. Il pubblico era spiazzato dalla sua natura differente anche se era auspicabile un cambio di marcia che allontanasse spettri di brutte copie e talenti esauriti.

Passano altri due anni e J.J. torna con Undercovers. E di nuovo la musica cambia. Ma questa volta è come passare da una sinfonia a un rap perché lo show della NBC abbandona piste cospirative, scienza estrema e atti di fede per lanciarsi in una action-comedy dal sapore retrò che rientra bruscamente nei territori spy già sondati in precedenza con Alias.

La storia, semplice, è quella di una coppia di ex agenti della CIA, Steve (Boris Kodjoe) e Samantha (Gugu Mbatha-Raw) Bloom, che ha appeso pistole, pugnali, ricetrasmittenti e sangue freddo al muro per infilare un grembiule e delle presine e avviare un’impresa di catering. Il patto alla base dell’unione è non rivangare mai il passato. Il passato però sa rivangarsi da solo e torna a bussare alle porte della loro cucina quando un agente segreto, amico della coppia, sparisce nel bel mezzo di un’operazione ad alto rischio senza lasciare tracce. Facendo appello alle loro coscienze e al loro spirito patriottico, la CIA riesce a coinvolgere i Bloom in quest’unica battuta di caccia, ma salta fuori che il brivido è tentatore e che le iniezioni di adrenalina sono un’ottima terapia contro le ruggini della routine matrimoniale.

A giudicare dal pilot, ad agire sottocopertura è soprattutto J.J. che con questo show fruga nelle atmosfere giallo-rosa di una sciarada brillante, e infischiandosene di risultare credibile sul fronte tecnologico, adotta un tono quasi vintage negli snodi spionistici un po’ troppo approssimativi. Se l’idea ha il suo appeal sulla carta, a non convincere sullo schermo è una scrittura stemperata sul fronte comico e che, malgrado il ritmo ossessivo, stenta a decollare e a tratti scivola nel prevedibile, o peggio si arrende al clichè.

Anche la coppia di attori ha qualcosa di plastico e poco intrigante, ma la questione in America ha assunto altri toni perché per la prima volta i protagonisti di uno show per il prime-time sono afroamericani, e la stampa, di fronte all’insuccesso di Undercovers, ha preferito interrogarsi sui veri gusti del pubblico nell’era Obama… Piuttosto sarebbe stato interessante approfondire quanto peso abbia avuto sul giudizio freddo la firma di Abrams, perché è il pubblico addestrato alle evoluzioni acrobatiche di Lost quello che rimarrà maggiormente deluso da questo divertissement leggero e senza pretese che non ha trovato il suo happy end ed è finito nel tritacarne delle cancellazioni.

Morale della favola: anche i primi della classe a volte prendono un 4. Chi volesse comunque ricontrollare il compito per accertare la bontà della secca valutazione potrà sintonizzarsi su Joi (Mediaset Premium) il giovedì alle 21:50 a cominciare dal 3 febbraio.