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Jagoda fragole al supermarket

Jagoda è l'opera prima del regista serbo Dusan Milic, il cinema di riferimento è quello "panico", grottesco, stralunato e meraviglioso di Kusturica, che infatti è anche il produttore del film e interprete di uno sfizioso cameo.

Jagoda: fragole al supermarket

12.04.2007 - Autore: Andrea Scaccia
Allora, c'è un supermercato nuovo nuovo, americano, con tutti i prodotti griffati che si inaugura a Belgrado. C'è Fragola, una cassiera svampita e romantica che fa una dieta diversa ogni settimana e sogna il principe azzurro sfogliando riviste "occidentali". Poi c'è una vecchietta che vuole fare una torta alle fragole per il suo unico nipotino. Un'altra cassiera, molto più pragmatica e scaltra. Un poliziotto "democratico", innamorato dei metodi persuasivi, che vuole assolutamente agire in modo trasparente e non cedere alla violenza. E poi c'è il principe azzurro che arriva veramente, armato e mezzo matto, entra nel supermercato, spacca tutto e grida vendetta per la sua nonnina che è stata trattata male e non gli hanno venduto le fragole La storia è ambientata tutta all'interno di un supermercato all'avanguardia, che fa mostra nei suoi scaffali delle più irresistibili mercanzie, lusinghe americane per convincersi definitivamente che ormai non è più tempo di guerra e di privazione, ma di ottimismo e affari. Non aspettatevi però, la critica aspra e integerrima al capitalismo maneggione e truffaldino, che corrompe gli animi giusti forgiati dal duro lavoro e dall'ideologia. Troppo poco e troppo noioso per questo tipo di cinema, a cui invece piace chiamare in causa e animare sul palcoscenico una molteplicità di atmosfere, sentimenti, immaginari e riferimenti culturali. Non è una freccia che con precisione colpisce il centro, ma al contrario un movimento caotico e rutilante apparentemente incontrollato, che mentre procede come una palla di neve su una discesa, si ingrossa e ne abbatte più di uno di bersagli. Era il caso, per esempio, del mitico Underground del maestro Kusturica. La critica irriverente all'ideologia che letteralmente ti ruba il tempo e ti ficca sottoterra, era immersa in un universo irrequieto di citazioni, generi, immagini straordinarie, cinema, musica, letteratura. Insomma non ci si accontenta, non è il personaggio ben tornito l'obiettivo, ma l'azione corale, panica, che invita lo spettatore a mollare i freni e i propri riferimenti, per partecipare al gioco, darsi una mossa e ballare anche lui. Certo, qui, nel caso di questo giovane allievo non c'è ancora la complessità stilistica e la maturità tematica di un maestro come Kusturica. E mancano anche i budget con molti zeri a disposizione del maestro. Però sicuramente c'è già un'aria di famiglia e il divertimento per gli stessi giochi. Anche per Milos le carte sparse sul tavolo dalla sua semplicissima trama, sono l'occasione per inventarsi una mano inusuale. Allora c'è la commedia sentimentale, la critica sociale (i veterani, i poveri, l'america, i prezzi), la parodia del action movie, la banda che suona e parteggia per il rapitore. Per il cinema che oggi, come necessariamente è da sempre parla e si interroga sul genere, un po' come la filosofia da sempre si interroga sul suo oggetto, e guardate che non sono questioni inutili ma semplicemente fondamentali ci sembra una buona prova e l'esordio riuscito di un autore che speriamo di ritrovare presto in mezzo a i suoi giochi.