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Intervista a Donatella Finocchiaro

Intervista a Donatella Finocchiaro

Angela

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Qualcuno ha voluto paragonarla ad Anna Magnani, ma Donatella Finocchiaro, siciliana di trent'anni, protagonista esordiente di «Angela», si schermisce. In effetti sarebbe più appropriato paragonarla a un'eroina di Almodovar, una Penelope Cruz meno patinata. Vista così, senza trucco, di Angela rimane solo lo sguardo malinconico. Studentessa di legge che diventa attrice. Qual è il percorso? «Ho iniziato a fare teatro all'Università, frequentavo giurisprudenza, ma gli studi mi annoiavano un po'. Il teatro all'inizio era solo un hobby, poi è diventato la mia vera passione. Così, dopo la laurea, ho deciso di lasciare lo studio legale dove lavoravo e dove, in realtà, ero arrivata solo consigliata da mio padre...» Non ha avuto paura di cominciare tardi, a 25 anni? «Per essere un bravo attore bisogna aver vissuto un po', certo è stato un salto nel buio. A ispirarmi è stata il mio mito, Ida Carrara, la moglie del grande Turi Ferro. Al cinema, invece, sono arrivata per caso: Roberta Torre mi ha visto e ha pensato a me come protagonista di Angela». Quanto le somiglia Angela? «Angela ha molto coraggio e anch'io penso di essere una persona coraggiosa, ma certo non ho provato nella vita la sensazione di spiare un mondo di uomini e di esserne tenuta fuori. Lo sguardo di Angela, che nel film è quello della macchina da presa, è lo sguardo di tante donne della mafia, che sorreggono i loro uomini, passando sopra a loro stesse e accettando un codice arcaico. Certo, non è il mio ambiente. Io ho studiato all'università, a Catania». Che impressione fa quella Palermo a una catanese moderna? «Non la conoscevo, giuro. Ho ammirato molto Roberta Torre per la precisione con cui si è documentata, ricreando fedelmente un ambiente dove vendere eroina è come vendere patate e pere, senza alcuna differenza morale» E quanto assomigliano gli uomini del film a quelli veri che ha conosciuto? «Molto poco. Non è vero che gli uomini siciliani siano tutti gelosia e lupara, anzi. L'unico vero maschilista rompiscatole che ho incontrato era un napoletano. Io trovo che la gelosia sia un sentimento odioso e comunque la possessività non è un fatto regionale, semmai si può dire che è insita in alcuni. Che personalmente spero di non incontrare» Ma nella vita ha conosciuto più uomini-Saro o uomini-Masino? «Più uomini come Masino. Angela lo aspetterà per tanti giorni, invano. A me è successo una sola volta di aspettare un uomo. In un bar, per quattro ore. Non lo farò mai più. O perlomeno l'ho giurato».
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