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Intervista a David Grieco

Parlare con David Grieco non significa parlare solo con il regista di Evilenko, ma anche con la storia della sinistra italiana.

Evilenko

05.05.2004 - Autore: Elena Dal Forno
Un personaggio testimone di un'epoca. Parlare con David Grieco non significa parlare solo con il regista di Evilenko, ma anche con la storia della sinistra italiana. Nipote di Ruggero Grieco, uno dei fondatori e segretario del PCI , David e giornalista (L'Unità, RadioRai, l'ex Tele+), scrittore, attore (Giulietta e Romeo, Teorema di Pasolini), scenggiatore (Caruso Pascoski, I Magi Randagi), produttore (Angela come Te, Clown in Kabul) nonchè il miglior amico di Malcolm McDowell con cui si trova spesso in Toscana dove entrambi hanno una casa.   A qualche giorno dall'uscita di "Evilenko" quale è stata la reazione del pubblico? "Devo dire molto buona, anche se sinceramente mi sto rendendo conto di quanto sia ancora un tabù questo argomento e quale muro di omertà ancora ci sia da sfondare. Sono stato distribuito molto bene in alcune città, ma in altre siamo totalmente assenti. Tanto per fare un esempio in buona parte del Nord Est non siamo presenti. E me ne rammarico. Abbiamo stampato 120 copie e ne abbiamo distribuite una cinquantina.. Ci ha penalizzato molto La Passione di Gibson, ma speriamo di recuperare".   Parlava di omertà, vuole spiegarsi meglio? "Senza scendere nei dettagli dirò solo che quando abbiamo proposto a Bruno Vespa di fare una puntata di Porta a Porta sulla pedofilia si sono chiuse molte porte. Accettava di farlo ma solo se se ne parlava in un certo modo, non troppo pesante, se gli ospiti fossero stati di un certo tipo e via dicendo... ecco questo genere di omertà che ancora non riesco a spiegarmi. Perchè? Cosa dobbiamo aspettare ancora prima di affrontare seriamente questo problema? Quante vittime? Quanti mostri come l'ultimo di Città di Castello? Quanti bambini devono morire ancora?"   Lei che spiegazione dà a tutto questo? "Che non si vuole parlare di ciò che spaventa e non si riesce a capire. Come si può umanamente accettare e capire che un uomo faccia a dei bambini quelle cose? Non si può, allora si preferisce non parlarne, non lavorare in profondità su delle menti che potrebbero esplodere da un giorno all'altro e creare mostri a ripetizione".   Il film non è stato censurato, lei spera di mostrarlo nelle scuole. Ma forse è sugli adulti che come ha detto lei bisogna lavorare. "Esatto. Ci resta un lungo lavoro da fare sugli adulti già oggi, ma mi auguro che poter portare questo film nelle scuole possa aiutare a prendere in tempo quelle menti adolesecenti che potrebbero degnerare da un momento all'altro"   Perchè quest'uomo l'ha così colpita? "Fin dal primo istante in cui l'ho visto quest'uomo mi ha letteralmente folgorato. Lo vidi una notte su RaiTre e i suoi occhi mi entrarono così dentro che decisi di partire per andare a incontrarlo. Mi ero immediatamente identificato con questo intellettuale di sinistra che aveva letteralmente smarrito il senso dei propri valori e della propria identità sprofondando in questo abisso di criminalità. Volevo capirlo. Fino in fondo. Anche io nel mio piccolo stavo attraversando una crisi di valori comunisti e per questo decisi di partire immediatamente. L'incontro fu straordinario, ma rifiutai di fare subito il film perchè sarebbe stato un film di bassa macelleria. Decisi di scrivere il libro e solo adesso sono riuscito a farne il film che volevo. Affidando poi la parte a Malcolm ho pensato che anche se come regista all'esordio fossi risultato una mezza calzetta forse la sua straordinaria bravura mi avrebbe in qualche modo salvato".   La tesi finale del film è che quest'uomo, dichiarato sano di mente e poi giustiziato, forse è invece ancora vivo. "Io ne sono profondamente convinto. Tanto per cominciare Chikatilo era pazzo, clamorosamente pazzo e mi chiedo come abbiano fatto i giudici a non accorgersene. Per me lui è a tutti gli effetti un "bambino cattivo" e da questo derivano tutti i sentimenti contrastanti che ho provato per lui e che si vedono nel film: paura, tenerezza, raccapriccio, compassione. Quanto al fatto che sia ancora vivo lo credo per due ragioni, una di carattere tecnico, l'altra personale. Dunque, lui venne condannato a morte nell'ottobre del '92, ma nell'autunno del '93 venne concesso l'appello per una nuova perizia psichiatrica, nel Natale del '93 il giornale tedesco "Der Spiegel" pubblicava la notizia che due istituti di ricerca uno tedesco e l'altro americano offrivano somme ingenti per avere Chikatilo vivo e poterlo studiare. Il 14 febbraio del '94 si diffonde la notizia che Chikatilo è stato giustiziato. Ma per la legge russa le condanne a morte possono essere eseguite solo a Mosca. Il giorno dopo la notizia viene corretta e si dice che è stato giustiziato non a Novocerkassk ma a Rostov! Insomma di male in peggio. In quel periodo poi in Russia qualunque cosa ci si potesse vendere per fare un po' di soldi si vendeva senza problemi, quindi.... La ragione personale invece è che nel 1995 incontrando il sindaco di Mosca gli dissi che pensavo che Chikatilo fosse ancora vivo e lui rispose che quella era anche la voce del popolo di Mosca..."   L'abbandonerà mai questo fantasma di Chikatilo? "Si, solo se riuscirò a vedere che qualcosa contro la pedofilia verrà fatto in modo serio, se verrà assunto un impegno preciso a combatterla, con qualunque mezzo. C'è ancora un sottobosco incredibile di connessioni che viaggiano dalla più piccola città al mondo via internet e non solo, ma esiste in ogni luogo invisibile dove credo possa esplodere in qualunque momento e bisogna impegnarsi per far emergere questi disagi e curarli. Ecco, solo allora, mi abbandonerà".  
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