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In nome del popolo pettegolo

Sopravvivremo alla nuova ondata di bile e aceto proposta dalla De Filippi o il telepubblico consacrerà ulteriormente un'idea di tv pregna di fiele e vanità?

Maria de Filippi

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Non è certo un mistero che Maria De Filippi abbia tenuto a battesimo un’epoca emblematica per il primo pomeriggio televisivo. Suo fu il merito di inserire il talk show di matrice confidenziale e inquisitoria all’ora del caffè. Suo il vanto dell’ispirazione fornita a programmi subentrati per necessaria concorrenzialità, primo fra tutti “Al posto tuo”. Sono stati anni felici e succulenti: il pettegolezzo impertinente del dopo pranzo catodico è diventato foraggio indispensabile per i milioni di italiani invaghiti di corteggiati, corteggiatori e ancor più dei loro battibecchi spropositati, vera fonte di soddisfazione per chi, della tv, ama la capacità demistificatoria e brutale di svergognare i limiti umani.

Ma, si sa, il gioco è bello quando dura poco e, seppure il buon gusto non sia mai stato propriamente di casa a “Uomini e donne”, sembra che quest’ultima edizione sia sfuggita un po’ di mano in quanto a moderazione dei toni, fattisi aspri e crudi spesso oltre ogni resistenza. Anche Nostra Signora di Canale 5, al secolo Maria De Filippi, pare quest’anno meno disposta a tollerare i rinverditi capricci dei giovinastri che si avvicendano sui trespoli del “pollaio impazzito”: alle lamentele di una corteggiatrice che metteva in dubbio l’integrità della redazione del programma, la conduttrice ha risposto stizzita di essere esasperata da questo tipo di approccio e di sopportare malvolentieri le inesatte accuse, anche a fronte di un mal di denti e di una forte preoccupazione per il suo cane morente, fornendo così la prima licenza sulla propria esistenza privata.

Che ne sarà dei nervi della povera Maria? Cosa resterà di questi vanagloriosi tronisti di effimera durata, tutti muscoli e privi di buonsenso? Che tipo di rappresentazione dell’odierna gioventù può essere mai quella fornita dalle numerose e seminude corteggiatrici, quasi tutte a caccia di notorietà e passaggi televisivi? Se la tv è lo specchio della società è evidente come la situazione sia sfuggita di mano. Il pessimo gusto di certe puntate alle volte è difficile da deglutire, come un caffè – vista l’ora - troppo amaro anche per il pubblico più avvezzo al voyeurismo mediatico.

Torna alla memoria il profetico Verdone di “Perdiamoci di vista”, che aveva preventivato un futuro di talk show al sapor di fiele in cui l’umana bassezza è così evidente da far rimpiangere tempi lontani e più sopportabili, quando la tv era davvero un momento di relax, lontana dall’idea di caos e rancore che oggi sembra l’ingrediente principale per un programma di successo, considerando gli ascolti in crescita inesorabile nonostante contenuti sempre meno edificanti. Perché la televisione, più di ogni altro mezzo, aderisce con prontezza alla domanda del consumatore: più si discute, più aumenta il gradimento, più si reitera la formula che risulta vincente. Resta solo da sperare che si riescano a mantenere i nervi saldi, soprattutto una volta spenta la tv.

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