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In corsa verso la fama
In corsa verso la fama

25.09.2001 - Autore: Alessandra Taddei
Ewan McGregor giura che mai e poi mai accetterebbe di interpretare un film di cassetta come Independence Day, eppure la sua intensa carriera è costellata di grandi successi di pubblico. Non che fino ad oggi le abbia azzeccate tutte, il bellattore scozzese assurto a notorietà europea nel 1996 interpretando il tossico Mark Renton in Trainspotting di Danny Boyle, a fama mondiale nel 1999 con Star Wars episodio I, il prequel di Guerre stellari nel quale impersona nientemeno che Obi-Wan Kenobi da giovane. Netto è stato il flop di Una vita esagerata, il terzo film in cui Boyle e McGregor lavoravano insieme allo sceneggiatore John Hodge. Con Cameron Diaz come coprotagonista e lassetto da grottesca commedia postmoderna molto in voga allepoca aveva tutte le carte per riuscire bene ma invece, realizzato con una notevole piattezza di idee, è stato un giustificato insuccesso e ha determinato lo scioglimento, forse definitivo, del talentuoso terzetto. Nonostante questo intoppo, McGregor è arrivato con leggera facilità alla fama a cui anelava fin da quando, a sedici anni, girovagava per la natia Scozia con una locale compagnia di teatro. Ad infiammarlo per la recitazione era stato lo zio Denis Lawson, che aveva preso parte a Local Hero e, strana coincidenza, anche a Guerre stellari e che, negli anni Settanta, scioccava piacevolmente il nipote con la sua aria rilassata da quasi-divo in visita nella conservatrice cittadina di Criff, dove il piccolo Ewan viveva con la famiglia. E ha davvero bruciato le tappe, questo trentenne che fra pochissimo diventerà padre per la seconda volta; innegabile che suo mentore principale sia stato proprio Boyle, che nel 1994 lo ha sottratto alla routine di serie televisive e particine in film di scarso rilievo con il ruolo dellaspirante giornalista nel cinico e divertente Piccoli omicidi fra amici. Due anni dopo, Trainspotting. Boyle, Hodge e McGregor coordinano i loro sforzi con rara maestria per la storia del venticinquenne che riesce a trovare lunica valida alternativa alleroina e alla vita standardizzata dei normali, chiusi in casa di fronte alla TV o in ufficio di fronte allo schermo di un computer: rapinare un bel po di soldi (illecitamente guadagnati) agli amici di sempre e scappare con il malloppo. Subito dopo, le prime conferme che McGregor corre davvero: Greenaway pensa bene di utilizzarlo nudo nei Racconti del cuscino, dove lo ammiriamo intento a farsi pitturare lepidermide dalla fidanzata orientale, dedita alla raffinata arte della calligrafia cinese. Con trucco, parrucca ed attillati vestitini di pailettes lo vediamo in Velvet Goldmine, il film di Todd Haynes sulla parabola della scena glam inglese. E il protagonista della gradevole commediola Grazie signora Tatcher, una delle consolanti versioni del realismo loachiano molto amate dai produttori inglesi in quegli anni. Il regista, Mark Herman, lo rivorrà per il musical Little Voice a fianco di glorie inglesi come Michael Caine e Brenda Blethyn. Dopo Star Wars, McGregor, inizialmente scritturato per il successivo film di Boyle, The Beach, si è visto preferire Leonardo Di Caprio, con i buoni esiti che tutti sanno. Da allora, pare che non rivolga più la parola a Boyle e a Hodge; ma se nel 1996 anche Baz Luhrmann gli ha proposto e poi non affidato il ruolo di Mercuzio nel bellissimo Romeo + Giulietta, alla fine al nostro non è mancato la soddisfazione di una rivincita, poiché Luhrmann ha voluto proprio lui per Moulin Rouge, il musical ispirato alla vita di Toulouse-Loutrec, fra coreografici spogliarelli, assenzio ed amoreggiamenti con la diva del momento, la neodivorziata Nicole Kidman, nella Parigi di fine Ottocento.... Davvero un bel po di strada, dalla grigia Criff piena di uffici ed appartamentini gremiti di elettrodomestici.