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Il vento del perdono

Nuovo melodramma hollywoodiano per lo svedese Hallstrom, cineasta che ormai sembra essersi specializzato nel genere. Nel cast Robert Redford, Morgan Freeman e Jennifer Lopez

Il vento del perdono

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
An Unfinished Life, Usa, 2005.
Regia di Lasse Hallstrom; con Robert Redford, Morgan Freeman e Jennifer Lopez


L’incidente che gli ha portato via suo figlio ha distrutto la vita di Einar Gilkyson (Robert Redford); l’anziano cowboy adesso vive nel suo ranch con la sola compagnia del vecchio Mitch (Morgan Freeman), suo fido aiutante che è rimasto invalido dopo l’assalto di un orso. Einar ha sempre incolpato la nuora Jean (Jennifer Lopez) della tragedia, così quando questa si ripresenta da lui per chiedere aiuto ed ospitalità il vecchio non le cela il suo rancore. La donna però porta con sé sua figlia Griff (Becca Gardner), la nipote di Einar, di cui egli non sapeva l’esistenza. 

La convivenza tra i tre non è certo semplice all’inizio, ma col passare del tempo l’amore del nonno per la piccola inizia ad incrinare il muro di dolore che Einar si era costruito per tenere fuori gli altri dalla sua vita.. Anche Jean inizia ad ambientarsi nuovamente in città, fino ad iniziare una storia con lo sceriffo Crane (Josh Lucas). Il fatto è però che Jean è tornata per sfuggire al suo manesco ex-fidanzato Gary (Damian Lewis), che ne ha seguito le tracce fino ad arrivare a lei…

Nuovo melodramma hollywoodiano per lo svedese Hallstrom, cineasta che ormai sembra essersi specializzato nel genere. Se però i suoi lavori passati come “Le regole della casa del sidro” (The Cider House Rules, 1999) e “Chocolat” (id., 2000) possedevano l’eleganza visiva e soprattutto la necessaria struttura narrativa per conquistare il pubblico, a partire dallo scombinato “The Shipping News” (id., 2001) il regista sembra aver perso quel tocco che lo aveva reso popolare alla fine degli anni ’90, portandolo addirittura a sfiorare l’Oscar con il lungometraggio tratto dall’omonimo romanzo di John Irving.

Questo melenso “Il vento del perdono” conferma senza mezzi termini la parabola discendente sia dell’autore che del genere che ha sempre sentito nelle sue corde: la storia non riesce mai a segnalarsi per originalità, così come i personaggi del tutto retorici. Il grosso difetto sta poi nella sceneggiatura del film, che non riesce ad esprimere con pienezza la storia portante della vicenda, lasciando che venga troppo presto soffocata da un’invasione inutile di sotto-trame, dannose in quanto poco interessanti e troppo invasive.

Oltre a tali deviazioni narrative, il film presenta anche un cast decisamente mal amalgamato: i due protagonisti principali, Redford e la Lopez, recitano come se loro per primi non credessero ai propri personaggi. A far loro da contorno un gruppo di validi caratteristi, con in testa Freeman, i cui ruoli però non hanno la necessaria consistenza per risollevare l’interesse. Vedere poi un ottimo attore emergente come Damian Lewis – grande protagonista della serie TV “Band of Brothers” (id.., 2001) – relegato a fare il povero e del tutto inerme psicopatico è davvero avvilente.

Il vento del perdono” non possiede alcuna freccia in grado di colpire lo spettatore ed interessarlo: cosa più grave di tutte, è un melodramma che mai sa commuovere. Peggio di così…