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Il ritorno di Ken

Il suo ultimo film si chiama "Sweet Sixteen", ma di dolce non ha proprio niente. E' la dura storia di Liam, adolescente di Glasgow con una madre in prigione e un patrigno violento.

sweet sixteen

13.04.2005 - Autore: Ludovica Rampoldi
Il suo ultimo film si chiama Sweet Sixteen, ma di dolce non ha proprio niente. E la dura storia di Liam, adolescente di Glasgow con una madre in prigione e un patrigno violento. Ken Loach, il regista militante che ha anche un grande sense of humour, si sente un po spiazzato a parlare di questa storia di droga, violenza ed emarginazione nella sala del British Council, tra stucchi, marmi, affreschi e lampadari.   La storia di Liam, così terribile eppure così realistica, non potrà essere vista dagli adolescenti inglesi suoi coetanei dopo che la censura ha vietato il film ai minori di 18 anni. E un eccellente esempio di ipocrisia britannica. Nel film ci sono molte scene violente, ma non erano queste che infastidivano i censori. Il divieto è scattato invece per l\'uso di un\'espressione volgare, che in pubblico non posso pronunciare, ma che rivolgerei volentieri al mio primo ministro... Il termine incriminato (cunt, ndr) viene gridato decine di volte in qualsiasi scuola da decine di ragazzi. Gli stessi ragazzi che non possono vedere il mio film a causa di quella parola! E tutto perché quel termine viene usato in maniera aggressiva contro un bambino, che è poi Liam, il protagonista, quasi sedicenne: per la legge si tratta di offesa a un bambino. Se gli avessi fatto compiere gli anni all\'inizio della storia, e non alla fine, per loro sarebbe stato tutto a posto!   Lei è sempre stato il regista della working class, ma questo film racconta di un mondo dove il lavoro non cè più. Tutte le cose negative si sono radicalizzate: alienazione, cinismo, disperazione. Se prima il lavoro era precario, mal pagato, adesso il lavoro non cè. Nel film ci sono 3 generazioni di disoccupati, Liam, il patrigno e il nonno. Per la parte di Liam abbiamo fatto molte audizioni con dei ragazzi, e a uno di loro ho chiesto ingenuamente: Cosa speri di fare dopo la scuola?. Lui mi ha guardato sorpreso: Sperare?. Era una parola che non cera nel suo vocabolario.   E la parola speranza sembra mancare anche in Sweet Sixteen. Il peggior tipo di speranza è quella falsa, prima di sperare bisogna avere una visione realistica delle cose. Per dare speranza a questa gente si dovrebbero fare degli investimenti pianificati e programmati, bisognerebbe dare equa e giusta ricompensa alle persone, ridare loro dignità. Ma il nostro governo, e presumo anche il vostro, non è ideologicamente in grado di farlo.   Cosa ne è adesso di Martin Compston, lattore che interpreta Liam? Nella stessa settimana in cui è stato scelto come protagonista del film, è anche diventato un calciatore professionista, ma il lavoro sul set gli ha impedito di allenarsi. Gli ho detto che se io oggi potessi scegliere tra lattore e il calciatore, farei decisamente il calciatore! Non mi ha ascoltato, ma sono sicuro che sfonderà come attore.   Come era Ken Loach a sedici anni? Era il mondo a essere diverso. Ho avuto la fortuna di nascere in un periodo si stabilità sociale. Sognavo di fare lattore. Sognavo di cambiare il teatro
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