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Il lavoro ai tempi del reality

Spopola oltreoceano un reality show dove i dirigenti prendono il posto dei loro dipendenti per una settimana. Da noi intanto va in scena la realtà dell'Isola dei cassintegrati.

Undercover Boss

29.03.2010 - Autore: Francesco Benincasa
Caro dipendente - e per questa volta nel termine siano inclusi anche tutti coloro che lavorano con contratti atipici, magari per 70 ore settimanali senza ferie e malattie varie - quante volte avrai immaginato o sognato di vedere il tuo datore di lavoro almeno per un giorno immerso nel tuo quotidiano, a sputare sangue per uno stipendio con qualche zero in  meno rispetto a quello dei dirigenti, per “vedere di nascosto l’effetto che fa”?

Essenzialmente è quello che succede in un nuovo reality americano, appena rinnovato per una seconda stagione dal network CBS dopo il successo della prima, con la puntata pilota che ha fatto registrare un record di contatti superiore ai trentotto milioni di spettatori. Si chiama “Undercover Boss”, e per una settimana mette amministratori delegati e grandi dirigenti d’azienda nei panni di un semplice impiegato, con le telecamere a seguirne le gesta in una sorta di docu-reality, il tutto senza che gli altri impiegati possano rendersi conto si avere al loro fianco non tanto un neo-assunto, quanto piuttosto il loro capo, costretto suo malgrado a saggiare la fatica e le condizioni non proprio idilliache di lavoro dei suoi dipendenti.

Accolto con pareri contrastanti dalla critica specializzata, con giornalisti divisi tra le lodi alla filosofia dello show, che ribalta in qualche modo il rapporto tra datore di lavoro e dipendenti, e le critiche ad un sistema comunque buonista - che punta al lieto fine rappresentato dal manager che riconosce le criticità delle condizioni di lavoro e mette mano alla sua arrugginita coscienza per dare una sterzata all’andazzo generale - “Undercover Boss” è comunque un esperimento interessante, che ha visto calare i suoi ascolti nel corso delle puntate, assestandosi su una media di share del 13% dopo la folgorante partenza. “Irresistibile” per l’Entertainment Weekly, che dapprima lo aveva criticato, “Innegabilmente toccante” per il Los Angeles Times, che ricorda come il creatore Stephen Lambert avesse già portato in Gran Bretagna (su Channel 4) uno show del genere, con il titolo di “Secret Millionaire”.

Loro, i dirigenti, sembrano in molti casi “cadere dal pero” e non avere la minima idea di quel che tocca subire ai “soldati semplici” alle prese con le difficoltà di ogni giorno. Lawrence O'Donnell, il presidente della Waste Management protagonista della prima puntata, dichiara infatti alla fine della prima giornata di duro lavoro: “Non avrei mai immaginato che questo lavoro fosse tanto duro fisicamente e mentalmente, ho la schiena spezzata”. Alla fine dell’esperienza, dopo aver assaggiato l’amarezza dei racconti degli altri “colleghi”, alle prese con problemi che nemmeno si sarebbe mai immaginato, mister O’Donnell conosce addirittura l’onta del licenziamento, prima di togliersi la maschera e promettere una riflessione sui meccanismi interni all’azienda.

“Un bel cambiamento rispetto al concetto base dei format dei reality, che consiste nell’umiliazione delle persone”, riconosce The Wall Street Journal, mentre il Washington Post lo bolla come una “vacua catarsi per una nazione già stremata dalla futilità del nutrire astio per i capitani di industria”. Di sicuro un esperimento televisivamente vincente, soprattutto se messo a paragone con altri progetti di reality show, che sembrano ormai aver perso del tutto l’aderenza con quella porzione di realtà che dovrebbe, di norma, essere l’anima del programma.

Noi, da questa parte dell’Oceano, e in particolare in questa fase di crisi dell’economia, non assistiamo tanto a spettacoli di questo tipo, ancora all’oscuro di questo processo di traslazione del conflitto di classe in “2.0”, in compenso però abbiamo a che fare con il primo “reality reale”, che tra l’altro ha fatto anche la sua comparsa in tv - valicando i confini di Facebook che ne aveva decretato il successo mediatico - grazie alle telecamere di “Tetris”, il programma di La7 condotto da Luca Telese. Sull’“Isola dei cassintegrati” infatti, da oltre 30 giorni, un gruppo di dipendenti in cassa integrazione della Vinyls, si è trincerato su un’isola per attirare l’attenzione dei media sulla vicenda, facendo leva sull’assonanza della loro protesta con il reality di RaiDue condotto da Simona Ventura.

Non c’è dubbio alcuno sul fatto che la questione del lavoro abbia assunto un ruolo centrale nella vita sociale di tutti i paesi del mondo, e come tale sia ripresa dai media ed amplificata. Resta da augurarsi che si rimanga comunque sufficientemente lucidi da distinguere la realtà vera da quella da reality show. Due cose da tenere ben distinte, sempre che si voglia evitare la spettacolarizzazione delle sofferenze altrui.
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