Lo strano trio ci ha perplesso sin dal principio: non eravamo convinti che fossero all’altezza della situazione, ma ci piaceva l’idea di un po’ di freschezza al timone del “Gala della Pubblicità”, che per la sua decima edizione ha esposto le giovani leve del panorama tv italiano.
Facevamo bene a diffidare, perché quest’anno al centro dell’attenzione non erano di certo gli spot, ma la conduzione poco incisiva, traballante ed insicura del terzetto costituito da Sergio Muniz, Martina Stella e Walter Nudo.
Il modello spagnolo se l’è cavata comunque col suo fascino latino -bello com’è risulta efficace anche muto-, e di silenzi ce ne sono stati troppi, sia a causa dell’attesa dei risultati che per una diretta che non andava certo affidata a tre inesperti della prima serata a premi.
Importata dal grande schermo, Martina Stella sembrava visibilmente in ansia per le sorti della serata, vestita da bambolina in stile bomboniera da nozze d’argento. Mettiamola così: preferiamo ricordarla nei panni dell’incantata fanciulla de “L’ultimo bacio” di Muccino.
Pessima, diremmo, la prestazione dell’ex naufrago Walter Nudo, chiaramente iperteso sul palco e in balia delle onde più di una volta, per mancanza di testi da inserire nei momenti morti dell’attesa risultati: disperato, ha chiesto al re della pasta fresca, Giovanni Rana, di intrattenere il pubblico parlando di tortellini.
Meno male che c’erano gli ospiti –da Luisa Corna alla Arcuri, a Jonathan del GF- a fare gli onori di casa nel modo giusto, e grazie al cielo c’era anche il Mago Forest a distrarre il pubblico dalla disastrosa performance dei tre giovincelli famosi.
Bisogna dire, a onor del vero, che i ragazzi si sono accorti subito del flop e Walter Nudo non ne ha fatto mistero dichiarandolo apertamente, disperato com’era sul palco della kermesse. Anche Fabio Canino, collegatosi in diretta dagli studi marziani di Italia Uno ha dovuto constatare che la prestazione dei tre era degna della precedente storica esperienza sanremese della conduzione dei “figli d’arte”, rimasta nella memoria degli italiani per l’improponibile preparazione dei giovani rampolli.
“Largo ai giovani”, recita un celebre motto progressista.Eppure, ci sembra che la cernita dei presentatori abbia fatto fede non tanto alle effettive competenze, quanto a una scelta di mercato basata sul momento di popolarità che i ragazzi stanno attraversando: un esperimento fallito, evidentemente, per aver perseguito il solo fine dell’audience.


NOTIZIE
Il Gala fa flop
Tragicomica edizione del "Gala della Pubblicità": i padroni di casa della decima kermesse dedicata allo spot nazionale non sono stati propriamente smaglianti nella performance di presentazione. "Largo ai giovani" è un motto efficace in tutti i casi?

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone