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Il fanatismo futurista

George Lucas salta dietro la macchina da presa con fanatismo futurista. E torna a cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità

Star Wars episodio 3

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
(Libera versione riadattata a “Guerre Stellari” del “Manifesto del futurismo” di Filippo Tommaso Marinetti - Le Figaro, 20 febbraio 1909)

Lucas salta dietro la macchina da presa con fanatismo futurista. E torna a cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

La magnificenza del mondo stellare arricchito dalla bellezza della velocità. Un’astronave adorna di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo...un’astronave ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, ben più bella della Vittoria di Samotracia.

Il coraggio, l’audacia, la ribellione di Skywalker, Obi Wan Kenobi e gli altri. Sembrano dire: “Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!...Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creato l’eterna velocità onnipresente”.

Lucas canta il vibrante fervore notturno degli arsenali incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese ai pianeti per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le astronavi dall’ampio petto, che scalpitano nello spazio, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi.

Sveglia la sensibilità del cinema classico attraverso una sensibilità definita "gagliarda", in cui tutti i cinque sensi sono proiettati in una continua sollecitazione dagli Effetti Speciali. Un racconto tanto classico da poter essere ormai generato interamente dal computer: venuto dalla notte del mistero meccanico, un superiore gingillo mitologico, apparizione omerica e leggendaria sotto il cielo accecato, benché folto di stelle e fiammanti spade laser.