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Il cinema nell'arena

Prima tv del "Gladiatore" su Tele+ bianco. E su Cinecinemas e Cineclassics un ciclo di "peplum", i kolossal ambientati nell'Antica Roma

Il cinema dell'arena

12.02.2002 - Autore: Matteo Lotti
Roma e la sua civiltà, la sua potenza, il suo mito. Il cinema si è lasciato volentieri suggestionare dallepoca degli antichi romani, specialmente quella dellImpero, fantasticando sugli eventi storici e sfornando kolossal più o meno riusciti, dalle scenografie fastose e dalle scene spettacolari. Facendo seguito alla prima tv del mese di gennaio su Tele+ bianco del \"Gladiatore\", Cineclassics e Cinecinemas dedicano allepopea dei peplum (nome per cinefili del filone sull\'Antica Roma) un ciclo di otto film.   Il Gladiatore narra le eroiche peripezie di Massimo, generale romano di origine ispanica. Quando limperatore Commodo, succeduto a Marco Aurelio, lo arresta e gli uccide la moglie e il figlio, diventa schiavo e poi gladiatore, osannato dalle folle, finché nel Colosseo uccide l\'imperatore in duello e muore con lui. Cinque Oscar nel 2001. Al di là dei costi stratosferici (107 milioni di dollari, riprese a Malta, in Marocco, nella foresta di Bourne Woods in Inghilterra), del dispiego di effetti speciali computerizzati e del battage mediatico che ne è seguito, il megafilm della Dreamworks diretto da Ridley Scott e interpretato da Russell Crowe, è una parabola fantastorica sulla società dello spettacolo e sull\'uso dello spettacolo che il potere anche quello religioso ha fatto per suggestionare e dominare le masse. La sua inattendibilità storica è esplicita ed esibita nei personaggi, nelle scene, nei costumi: quindi non ha senso lamentarsene troppo. Nell\'itinerario artistico di Ridley Scott il film si collega, nel bene e nel male, a Blade Runner e Alien.   Tutto nacque con \"Cabiria\" di Giovanni Pastrone, del 1913, progenitore dei film kolossal, che al genere fece da modello e battistrada. Sullo sfondo delle guerre puniche narra le vicende di un favoloso guerriero romano di nome Maciste. Un personaggio che sarà poi ripreso da decine di altri film. Il cinema degli anni \'50 e \'60 ha poi allegramente saccheggiato la storia e le leggende di Roma: gli episodi di Orazi e Curiazi, i grandi condottieri (Cesare, Antonio), gli imperatori (Augusto, Nerone, Marco Aurelio) e gli eventi epocali (Pompei, le guerre contro i barbari, lavvento del Cristianesimo). Un filone ricco di suggestioni per gli sceneggiatori, i registi, gli scenografi. E ovviamente per il pubblico.   Con i peplum degli anni \'60, nome che deriva dalle vesti femminili usate nellantica Grecia, si afferma un cinema di richiamo popolare, non sempre di qualità eccelsa ma di sicuro effetto scenico e spettacolare, oltreché di buon successo commerciale. Si introducono novità tecniche, come il Cinemascope e il Super Technirama 70mm che rendono al meglio le storie di gladiatori e consoli, schiavi e imperatori, barbari e conquistatori. Gli studi di Cinecittà, a Roma, conservano ancora qualche frammento scenografico di quellepoca del costume e dello spettacolo: templi di cartapesta, Colossei abilmente riprodotti, costumi e locations.   Il programma di Cinecinemas si apre con un classico del genere, \"Spartacus\" di Stanley Kubrick, storia di un gladiatore romano, (Kirk Douglas) che finisce in schiavitù e guida una rivolta di 60mila persone contro le armate di Crasso. Quattro Oscar: attore non protagonista, fotografia, scenografia, costumi. Il filone dei gladiatori prosegue su Cinecinemas con \"Ursus, il gladiatore ribelle\" di Domenico Paolella, \"Il magnifico gladiatore\" di Alfonso Brescia e \"La vendetta dei gladiatori\" di Luigi Capuano. Tutti esempi della produzione peplum nei primi anni \'60. Anche Cineclassics propone un film pluripremiato agli Oscar: \"Cleopatra\"(1963) di Cecil B. De Mille con Richard Burton nei panni di Marcantonio ed Elizabeth Taylor in quelli della regina dEgitto. Lo stesso De Mille firma \"Il segno della croce\" che narra la storia damore tra Marco Superbo e la cristiana Marcia durante le persecuzioni anticristiane dell\'imperatore Nerone (un grande Charles Laughton). \"Nel segno di Roma\" di Guido Brignone è tra i migliori film del filone prodotti in Italia (co-sceneggiatura di un giovanissimo Sergio Leone) e mostra la futura diva della \"Dolce Vita\", Anita Ekberg, nei panni della regina Zenobia di Palmira. Il ciclo si chiude con \"Gli ultimi giorni di Pompei\" nella versione della Rko diretta nel 1935 da Ernest B.Schoedsack.      
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